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Nella guerra contro gli ambientalisti, i cacciatori di balene hanno fatto prigionieri: tre attivisti catturati dai giapponesi nelle acque territoriali australiane. Presto liberi

12/01/2012

Cresce la tensione nelle acque territoriali australiane. Secondo quanto appreso dall’Enpa, tre attivisti australiani appartenenti al network internazionale che si oppone alla caccia alle balene sono stati catturati dalla baleniera giapponese Shonan Maru 2 nel corso di un tentativo di abbordaggio mentre l’imbarcazione si trovava in acque territoriali australiane. I tre sono ora detenuti a bordo e hanno minacciato uno sciopero della fame se la Sohnan Maru 2 abbandonerà la zona di pertinenza australiana per entrare in acque internazionali. «La violazione delle acque territoriali australiane e la cattura dei tre attivisti è un fatto gravissimo – spiega il direttore scientifico dell’Enpa Ilaria Ferri -. Ed è altrettanto grave che le attività di caccia delle baleniere giapponesi siano condotte in prossimità di un’area marina destinata a santuario dei cetacei. Nella realtà dei fatti questo equivale a ignorare la “zona rossa” posta a tutela delle balene. Naturalmente mi auguro che i “prigionieri” siano rilasciati al più presto.» Con il solito presunto pretesto della ricerca scientifica, quest’anno il Giappone si è “auto-autorizzato” a cacciare, tra balenottere minori e balenottere comuni, ben 980 esemplari. Australia e Nuova Zelanda sono ad oggi i Paesi che più di tutti hanno condannato e cercato di fermare le attività – illegali, secondo l’Enpa – della flotta nipponica.
Il primo ministro australiano Julia Gillard ha rilasciato una dichiarazione annunciando che una nave è stata inviata per  per prelevare gli uomini  dalla Shonan Maru 2.


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