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Nel Parco del Taburno scoperto un nuovo gatto selvatico e 15 specie di pipistrelli

07/10/2019

Inizia a svelare la biodiversità del massiccio Taburno Camposauro con il progetto “Sve(g)liamo la Dormiente”. Attraverso un monitoraggio effettuato con delle stazioni di ripresa videofotografica, gli esperti hanno scoperto la presenza del gatto selvatico e di ben 15 specie di chirotteri (pipistrelli).
«In merito ai chirotteri, mammiferi volanti di grande importanza conservazionistica, le informazioni che sono state ottenute nella prima sessione di rilevamento – racconta Pier Paolo De Pasquale esperto chirotterologo di Lutria – sono soddisfacenti, soprattutto alla luce del fatto che l’indagine è di carattere preliminare. In questa prima fase dello studio sono state reperite ed integrate informazioni pregresse e del tutto inedite, relative ai chirotteri geograficamente riferiti all’area del Taburno e Camposauro.
Le metodologie di studio adottate finora hanno previsto una prima sessione di campionamento bioacustico, mediante bat detector, uno strumento in grado di rilevare gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli durante le attività notturne e di convertire gli stessi in suoni udibili. Attraverso queste indagini preliminari sono state rilevate ben 15 specie di chirotteri tra le quali diverse specie forestali di importanza conservazionistica come il vespertilio maggiore (Myotis myotis), il vespertilio di Nattereri (Myotis nattereri) e l’orecchione bruno (Plecotus auritus). Gli habitat preferenziali di questi chirotteri, sono rappresentati dalle faggete mature».
Il progetto “Sve(g)liamo la Dormiente” è sostenuto dalla Fondazione con il Sud e promosso dall’associazione Wwf Sannio in partenariato con l’Ente Parco Regionale del Taburno – Camposauro, dall’Achab Med, dall’Asoim onlus, dalle associazioni ‘Terra e Radici’, ‘Giardino Oltremodo Botanico onlus’, ‘Gramigna organizzazione di volontariato’, dalla società ‘Lutria snc Wildlife Research and Consulting’, dalla Regione Campania e dalla Università degli Studi di Napoli Federico II. «La scoperta del gatto selvatico e di ben 15 specie di chirotteri è una sorpresa e uno stimolo – spiega Camillo Campolongo, ideatore e responsabile del progetto – La sorpresa deriva dal fatto che il massiccio è notevolmente antropizzato, di dimensioni limitate, con habitat frammentati e isolato rispetto alle altre aree protette, come il Matese e il Partenio: ciò nonostante, una specie così elusiva come il gatto selvatico trova buone condizioni per vivere».


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