In Italia 23,7 milioni di conigli trascorrono la loro vita in uno spazio equivalente a poco più di un foglio A4. Ciò significa che non possono stare eretti sulle zampe posteriori, come farebbero normalmente, e che non riescono neanche a sdraiarsi lateralmente per riposare. Le zampe, inoltre, poggiano costantemente su un pavimento di rete metallica, e questo causa ai conigli ferite e lacerazioni. In tali condizioni l’uso routinario degli antibiotici diventa necessario, ma, ciononostante, la mortalità in alcuni casi può raggiungere anche il 30%.
La denuncia arriva da Ciwf Italia (Compassion in World Farming) che ha lanciato una petizione ai ministri Gian Marco Centinaio, titolare delle Politiche Agricole, e Giulia Grillo (Salute) per chiedere una dismissione graduale delle gabbie. L’obiettivo è quello di puntare su sistemi “cage free” già disponibili sul mercato, garantendo così il benessere degli animali, compatibilmente con la loro condizione di reclusi. Tassello fondamentale di questa iniziativa è anche la richiesta, avanzata sempre dalla petizione Ciwf, di prevedere un sistema etichettatura nazionale volontaria univoca, chiara e trasparente, che permetta di distinguere fra i prodotti cage-free e quelli provenienti da conigli allevati in gabbia. «E’ necessario fornire informazioni chiare e univoche ai consumatori. Saranno loro infatti che, finalmente liberi di scegliere, convinceranno gli allevatori e i produttori a passare ai sistemi cage-free. Le gabbie – spiega laDirettrice di CIWF Italia Onlus, Annamaria Pisapia, sono un sistema crudele e anacronisitico […]. Ci auguriamo che il loro uso diventi al più presto un ricordo nel nostro Paese».
L’alimentazione “veg” – ricorda Enpa – è l’unica che non causa alcuna sofferenza agli animali, che tutela il pianeta e che protegge la nostra salute. (enpa.it)
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