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Kaspar Capparoni: il leone capobranco di otto pastori svizzeri

10/12/2011

Kaspar Capparoni, noto attore di teatro, cinema e amato interprete di fiction televisive di successo come “Elisa di Rivombrosa”, “Capri”, “Al di la del lago” e della serie italiana de “Il Commissario Rex” è nato a Roma il 1 agosto, quindi è un Leone, un leone che fa da capobranco a otto candidi e bellissimi pastori svizzeri

Kaspar sono stati questi meravigliosi cani a far nascere in te la passione per i cani e per tutti gli animali?
Assolutamente no, ho avuto Hella, una femmina di pastore tedesco che è stata il mio primo cane. E’arrivata quando avevo un anno e anche lei era una cucciola, siamo praticamente cresciuti insieme, ho giocato con lei ma ho anche imparato ad amarla e rispettarla.

Ora compagno della tua vita è questo branco di pastori svizzeri,kaspar_con_il_suo_cane_hella__sesto_07-_66_50 perché hai scelto di avere accanto a te proprio questi cani?
Per prima cosa ve li presento, sono otto, cinque maschi e tre femmine: Axel, Sky, Billy Boy, King i ragazzi poi Dakota, Angel e Juma le ragazze e sopra tutti Liroy un maschio di dieci anni che è un po’ il mio alter ego canino. Sono un grande amante dei pastori svizzeri, penso che siano i più adatti a vivere in famiglia, hanno un carattere sensibile, equilibrato e tra i lupoidi sono quelli che hanno subito meno manipolazioni.Il colore bianco non è altro che uno dei colori naturali del pastore tedesco, al pari del grigio, del
nero, del roano. A partire dagli anni sessanta tuttavia la varietà a pelo bianco è stata esclusa dalla federazione e  molti cuccioli con questa caratteristica venivano soppressi. Soltanto negli anni ottanta, dopo la disponibilità della Svizzera a riconoscere la razza, è stata reintrodotta dapprima in Germania e in seguito negli USA e in Canada. Nel Gennaio 2003 si è giunti al riconoscimento della razza con il nome ufficiale di Pastore bianco Svizzero.

C’è tra loro uno che consideri speciale, che senti più vicino e che magari ti segue anche sui set?
3_320x200Si, certamente Liroy, l’ho scelto in una cucciolata nel periodo in cui stavo girando Elisa di Rivombrosa. Di solito si sceglie il cucciolo che ti si butta tra le braccia, Liroy invece ha fatto sì che fossi io ad avvicinarmi a lui e a sceglierlo. Da allora siamo inseparabili, con lui ho fatto bellissimi viaggi a volte anche un po’da Indiana Jones, lui non è mai stato un peso. Sono un amante di tutti gli  sport e Liroy non si è mai tirato indietro, mi segue sempre, anche nelle mie arrampicate in montagna. Uno così ti conquista per forza. Comunque ognuno di loro ha un pezzo del mio cuore.

La vita dell’attore, tra lavoro e famiglia non lascia molto tempo libero, riesci ad occuparti personalmente dei tuoi cani, di coccolarli e divertirti con loro?
Avere un animale significa instaurare un contatto, un rapporto con lui. Mi occupo più che posso di loro, gli do da mangiare, li curo se stanno male e poi dividiamo tanti momenti di gioco. Quando esco in bicicletta li porto tutti con me, per chi ci incontra è buffo vedermi pedalare seguito da questo codazzo di cani disciplinatamente in fila.

Hai mai portato i tuoi figli a circo o allo zoo?
Al circo siamo andati tanto tempo fa e a loro sono piacuti solo i clown e i giocolieri. Tigri ed elefanti ammaestrati non li hanno entusiasmati. In effetti gli animali meritano una vita più degna allo zoo no, almeno non li ho accompagnati io. Credo che lo zoo ormai abbia un senso solo per tutelare e favorire la riproduzione di specie protette come avviene nel bellissimo bioparco di Vienna.

Per aiutare gli animali hai dato la tua immagine partecipando a molte iniziative come quella promossa in favore dei cani e dei canili dell’Aquila e hai anche scritto un libro “Il capobranco” dove è Liroy che parla del vostro rapporto, di come insieme avete affrontato le difficoltà. Da queste pagine emerge che il tuo amore per Liroy è stato ampiamente ripagato da lui.
Sono molto felice di partecipare a queste iniziative, è un modo per continuare a promuovere il rispetto e l’impegno per i nostri amici animali.
Il libro “Il capobranco” è un tributo, un riconoscimento a quanto Liroy sia stato e sia importante per me. Grazie a lui sono riuscito a venire fuori da uno1703985_0_320x200 dei momenti più brutti della mia vita. Il suo amore tenace, la sua sensibilità mi hanno fatto capire che lui era lì accanto a me, che potevo e dovevo farcela per me e per lui. Mi ha fatto tornare la voglia di combattere per riconquistare la fiducia in me stesso e apprezzare la vita. Senza di lui non so come avrei fatto. Gli animali, tutti, sanno dare inconsciamente molto più di quanto noi diamo loro.

Ne “Il commissario Rex”, anche in “Capri”, hai lavorato con i cani, come ti sei trovato, pensi che per gli animali in genere sia stressante rispettare i tempi del set?
No, per gli animali è solo un gioco, sono gli attori quelli che si stressano. In “Capri” il cane che si vede ogni tanto era del regista, entrava in scena ma non era previsto. Con Henry, il pastore tedesco interprete nella serie italiana di Rex, è nato un rapporto speciale, avevo iniziato a girare con lui e ho preteso di farlo fino alle ultime puntate senza sostituzioni. Anche adesso che Henry è in Germania manteniamo i contatti, ci vediamo e ci “parliamo” spesso attraverso Skype.

Nel mondo dello spettacolo e non solo, ci sono donne molto affascinanti che non rinunciano ad indossare le pelliccie, pensi sia un capo indispensabile per il glamour femminile?
Forse nell’età della pietra! A parte gli scherzi, poteva essere necessario vestirsi di pellicce nei secoli passati che hanno conosciuto periodi di grande freddo. Ora, soprattutto in Italia non ha più senso, ci sono piumini, tessuti tecno che riparano da qualunque freddo. Le pellicce adesso sono solo trofei macabri.

Pensi che in Italia la sensibilità verso il benessere degli animali sia aumentata, si potrebbe fare di più per combattere gli abbandoni?
Siamo molto indietro rispetto alla cultura media europea, purtroppo anche nel rapporto con i nostri animali. Il randagismo in Europa esiste solamente in Italia e per sconfiggere questo problema dovremmo allinearci con gli altri Paesi Europei, utilizzando gli stessi mezzi che sono stati utilizzati all’estero. La DSC01563_320x200sterilizzazione, come in America dove è prevista per legge, è l’unica soluzione possibile al problema incalzante del randagismo accompagnata da ogni sforzo per radicare nelle nuove generazioni il rispetto verso gli animali.

Nel tuo futuro lavorativo c’è o ti piacerebbe ci fosse un nuovo progetto con gli animali?
Un progetto tutto mio c’è. Dal libro “Il capobranco” vorrei fare un film alla Walt Disney. Ho già avuto dei contatti per realizzarlo, se andranno a buon fine ne verrà fuori qualcosa di veramente speciale.

Se fossi un animale quale ti piacerebbe essere?
Bella domanda! Non so, vorrei essere un animale che sta bene da solo ma anche in compagnia. Forse un gatto, magari bianco come i miei pastori!

Ora Kasper,  vorrei fare una domanda a Liroy e al suo branco: Natale si avvicina, avete un desiderio particolare? Certo, vorremmo che per unapizap.com10.169881381094455721323604769671_320x200 volta Babbo Natale lasciasse a casa le sue renne e ci permettesse di trainare la sua slitta, vedi, noi ci siamo già preparati!

 

Foto:
Dall’alto verso il basso
un bel primo piano di Kaspar Capparoni;
Kaspar bambino con il suo cane Hella;
Foto di gruppo con alcuni dei suoi pastori svizzeri;
La copertina del libro “Il capobranco”;
Kaspar, suo figlio Alessandro e i cani


Categorie: Cani, Curiosità