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"La vendetta del lupo monco", il 10 aprile a Campomorone (Genova) la prima proiezione ligure del cortometraggio di Paolo Rossi (video)

06/04/2019

Mercoledì 10 aprile al “Cabannum” di Campomorone (Genova) appuntamento con la prima proiezione ligure de “La vendetta del lupo monco”, cortometraggio di Paolo Rossi che vede la Protezione Animali genovese tra i co-produttori. Protagonista della pellicola è un lupo che ha perso una zampa
La fucilata di un bracconiere spezza l’equilibrio tra lupo e uomo.
L’obiettivo è di realizzare un cortometraggio sulla storia di un lupo che, a causa di un atto di bracconaggio, ha adottato comportamenti anomali. Menomato da una fucilata, per anni insieme al suo branco ha suscitato terrore negli abitanti di una valle dell’Appennino settentrionale. Questo animale eccezionale ha mantenuto il suo status di capobranco nonostante l’invalidità. Oggetto di ricerche infruttuose da parte di bracconieri e biologi, ha vissuto da fuorilegge fino alla sua scomparsa. (video)
Il documentario sarà seguito da un dibattito.
L’appuntamento con “La vendetta del lupo monco” avrà inizio alle 21.


Categorie: Animali e Cultura

Al bando negli States i test mortali sui gatti e gattini contro la toxoplasmosi

06/04/2019

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ha annunciato che non userà più gatti e gattini per le sue ricerche sulla toxoplasmosi. Gli esperimenti condotti finora – secondo un protocollo di ricerca autorizzato – avrebbero portato all’eutanasia di oltre 3mila gatti dal 1982, una rivelazione che ha choccato il Congresso degli Stati Uniti dove si sta lavorando a una legge ad hoc detta “Kitten act of 2019“. Per più di trent’anni gli scienziati dell’Agricultural Research Service (Ars), laboratorio vicino a Beltsville, nel Maryland – ora chiuso, come altri centri Usda in cinque stati americani perchè oggetto di minacce ritenute serie -, hanno dato a mici e micetti cibi appositamente contaminati dalla toxoplasmosi per testarne le reazioni.
Una pratica necessaria, si difendono i ricercatori Usda, dal momento che i felini sono gli unici “ospiti” nei quali il parassita Toxoplasma gondii riesce a compiere l’intero ciclo vitale. I test, scrivono i media Usa, sarebbero fermi da settembre e per la dozzina di gatti ancora negli stabulari ci sarebbe la disponibilità dei dipendenti del Dipartimento dell’Agricoltura ad adottarli.


Categorie: News dal Mondo

Ancora traffico di cuccioli di poche settimane. Fermati due cittadini moldavi al confine triestino

05/04/2019

I Carabinieri della Compagnia di Aurisina, nel corso dei servizi di controllo del territorio svolti a ridosso delle aree confinarie, hanno fermato un furgone con a bordo due cittadini di 50 e 33 anni, provenienti dalla Romania.
I due occupanti, moldavi risultati senza fissa dimora in Italia e gravati da precedenti, stavano trasportando illecitamente animali: i Carabinieri hanno sentito flebili guaiti provenire dal cassone del furgone, e hanno immediatamente chiesto spiegazioni. I due uomini, cercando di dissimulare un certo imbarazzo, si sono affrettati a chiarire che nel retro del furgone erano presenti i loro cani: la spiegazione non ha per nulla convinto gli uomini dell’Arma, che hanno intimato al guidatore di aprire il portellone del mezzo per procedere a un controllo. All’interno del cassone, stivati in due trasportini, i militari hanno trovato 8 cuccioli di poche settimane: 6 cani di razza bulldog francese e 2 di razza Shitzu.


Categorie: Varie

Anche i gatti riconoscono il loro nome: lo dimostra un esperimento giapponese

05/04/2019

Se il micio non risponde quando lo chiamate, probabilmente è perché non ne ha voglia: una ricerca giapponese ha infatti dimostrato che anche i gatti sanno riconoscere quando pronunciamo il loro nome, proprio come fanno i cani. Un nuovo punto a favore dell’intelligenza felina, segnato nero su bianco dai ricercatori dell’Università di Tokyo sulla rivista Scientific Reports.
Lo studio è stato condotto su 78 gatti domestici abituati a vivere in casa o nei cosiddetti ‘cat cafè’, caffetterie tematiche la cui principale attrazione è quella di permettere ai propri clienti di osservare e giocare con i gatti che vivono nel locale. Durante l’esperimento, uno dei ricercatori o lo stesso proprietario del felino doveva ripetere più volte quattro parole simili al nome del gatto, per abituarlo all’ascolto, e poi aggiungere il nome dell’animale, per vedere se e quando reagiva miagolando, drizzando le orecchie, muovendo la testa o la coda.
I risultati dimostrano che anche i gatti riconoscono il proprio nome, distinguendolo da altre parole con lunghezza e accento simile, anche quando a pronunciarlo è una persona estranea. Tutti i felini hanno dimostrato di avere più o meno la stessa abilità, anche se quelli abituati a vivere nei ‘cat cafè’ faticano di più a distinguere il proprio nome da quello degli altri gatti che vivono nel locale, probabilmente perché li sentono pronunciare spesso insieme: questa mescolanza li porterebbe ad associare ricompensa e punizione non solo al proprio nome, ma anche a quello degli altri.


Categorie: Curiosità

700 piccioni uccisi a fucilate nel Ferrarese. Enpa: regalo ai cacciatori, denunceremo nelle sedi competenti il Sindaco di Terre di Reno

05/04/2019

L’Ente Nazionale Protezione Animali ha dato mandato al proprio ufficio legale di assumere ogni opportuna iniziativa contro il Sindaco di Terre del Reno (Ferrara), Roberto Lodi eletto nella lista civica “Terre Unite”, per aver autorizzato con una delibera last minute lo sterminio di 700 piccioni nei terreni di un’azienda agricola alle porte della città. Enpa ipotizza di procedere contro il primo cittadino non solo per il reato di uccisione di animali ma anche per danno erariale davanti alla Corte dei Conti, sulla scia di quanto accaduto con l’ex presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder. Del resto, giova ricordare, che i piccioni in quanto fauna selvatica sono patrimonio indisponibile dello Stato.
Secondo Enpa, l’ordinanza di uccisione firmata dal sindaco il 29 marzo 2019, cioè appena il giorno prima della mattanza (tra l’altro visti i termini fissati per il ricorso sarebbe ancora possibile impugnarla – sia pure inutilmente – davanti al Tar) presenta numerosi profili di illegittimità a partire dall’affidamento delle uccisioni a fantomatici “cacciatori-coadiutori” (più volgarmente: le “doppiette”); una figura non contemplata dalla legge nazionale sulla caccia, la legge 157/92, che pure viene citata dall’ordinanza sindacale. Tra l’altro sui cacciatori -coadiutori selecontrollori la Corte costituzionale è più volte intervenuta ribandendo, che tali figure rappresentano una violazione della legalità costituzionale e che, pertanto, non possono e non devono in alcun modo essere coinvolti nelle operazioni di abbattimento dei selvatici.

Molti poi i dubbi relativi ai motivi igienico-sanitari alla base della decisione di uccidere i piccioni. Su questo punto l’ordinanza sembra essere davvero contraddittoria. Infatti, prima si sostiene che nell’azienda ci sarebbe “la necessità di alleviare il carico di contaminazione fecale producibile dalla presenza dei piccioni”, poi, citando alcuni dei metodi ecologici adottati dalla ditta, si precisa che al momento del sopralluogo della Asl le condizioni igienico sanitarie dell’azienda erano “idonee e mantenute sotto controllo” e che non c’era inquinamento da feci di piccione, grazie all’applicazione di alcuni metodi ecologici, quali reti di protezione e dissuasori acustici, tra l’altro prioritari rispetto a qualsiasi uccisone. «Insomma – commenta Enpa – sembra proprio che non ci fosse alcun documentato motivo che rendesse necessario e indispensabile procedere con il piano di abbattimento, anche perché esistono molte altre soluzioni soddisfacenti oltre quelle applicate dalla ditta».


Categorie: Varie

Una genetta, carnivoro africano, è tornata sulle Alpi Liguri

05/04/2019

Uno degli animali carnivori più antichi, d’origine africana, è tornato nel parco naturale regionale delle Alpi Liguri: la genetta, mammifero spesso confuso con il gatto selvatico, con la pelliccia maculata, il muso appuntito, la coda molto lunga e grande, visto per la prima volta nel 2008, è stato immortalato da una foto trappola lo scorso ottobre. La scoperta è stata presentata stamani a Genova dall’ assessore regionale ai Parchi Stefano Mai e dal presidente del parco Giuliano Maglio insieme ai ricercatori che hanno condotto gli studi sulla presenza dell’animale. Si ritiene che i primi esemplari di genetta siano arrivati in Europa attorno all’anno Mille a bordo delle navi dei Saraceni che lo utilizzavano per derattizzare i loro velieri.
    La genetta è da sempre un carnivoro molto elusivo, difficile da individuare e da addomesticare. “Si tratta per il territorio del Parco delle Alpi Liguri, della Provincia di Imperia e della Regione Liguria, di una vera e propria new entry in termini di biodiversità, un ulteriore gioiello in grado di arricchire l’eccezionale patrimonio naturalistico dell’area protetta” commenta Mai.


Categorie: Varie

Lav in piazza per pene più severe a chi maltratta animali (video)

05/04/2019

Anche questo fine settimana 6 e 7 aprile, la LAV sarà in piazza in molte città d’Italia (www.lav.it/lav-in-piazza) per fermare le violenze sugli animali. Si potrà firmare la petizione #CHIMALTRATTAPAGA, che chiede a Governo e Parlamento di rafforzare la Legge 189/04, con pene più severe ed efficaci, e scegliere le uova di Pasqua LAV in cioccolato fondente e biologico del commercio equosolidale Altromercato, che aiuteranno l’associazione a prendersi cura degli animali sottratti ai maltrattamenti.
“Quindici anni fa, anche grazie a LAV, veniva approvata la Legge 189/2004 sul maltrattamento di animali, una conquista storica che ha consentito di salvare migliaia di vite – scrive la ong in un comunicato – eppure non sempre chi maltratta paga. (video)
Sono tanti, troppi, i casi che sfuggono alle maglie della giustizia”.
“A distanza di quindici anni – aggiunge Lav – dobbiamo e vogliamo migliorare la Legge 189/04, affinché nessun crimine contro gli animali resti impunito, nessuna vittima sia lasciata nelle mani del suo aguzzino, nessun responsabile sfugga alla giustizia e, perché, finalmente, i reati contro gli animali vengano riconosciuti in quanto tali, come atti diretti contro esseri viventi e non come semplice offesa al sentimento della pietà umana verso gli animali”.


Categorie: Eventi e Appuntamenti

Falconeria incompatibile nell'area protetta del Parco del Gran Sasso. Sospendere le esibizioni

04/04/2019

Stop agli spettacoli di falconeria in programma a Rocca Calascio (L’Aquila), in pieno territorio del Parco. E’ quanto chiedono gli ornitologi della Stazione Ornitologica Abruzzese (Soa) che hanno scritto ai Carabinieri-Forestali e all’Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. “L’uso di falchi e aquile di ogni genere puo’ negativamente incidere sulla fauna protetta a livello internazionale presente in quei luoghi, dal Gracchio corallino alla Coturnice. Si va dal disturbo alla possibile predazione, in un momento delicatissimo come quello dell’inizio della stagione riproduttiva”. “La falconeria – spiega il presidente della Soa Onlus, Massimo Pellegrini, in una nota – e’ considerata una forma di caccia ed e’ infatti regolamentata dalla legge sull’attivita’ venatoria 157/1992. Pertanto, in un’area protetta e’ evidente che non possa essere neanche autorizzata. Non a caso in queste zone non e’ possibile addestrare i cani a scopo venatorio o ludico. Inoltre, gli animali usati dai falconieri possono fuggire e interagire con gli individui presenti naturalmente, con potenziale introduzione di patologie, disturbo e/o ibridazione. Infine, un discorso a parte merita la questione del significato dell’uso di animali selvatici non addomesticati, ma nati in cattivita’ per fare spettacoli per il mero scopo di intrattenimento”. “Intanto – spiega ancora Pellegrini – la falconeria nasce con ben altri intenti e scopi e, quindi, un potenziale discorso ‘storico’ e ‘culturale’ non si puo’ certo associare a questi spettacoli che si avvicinano piu’ al circo, con tutto quello che ne consegue sotto l’aspetto etico, didattico ed educativo. Se poi tutto cio’ si svolge ripetutamente in un parco nazionale, in un Sito di Interesse Comunitario e in una Zona di Protezione Speciale, nati per garantire conservazione e tutela degli animali selvatici e dove si dovrebbe andare esclusivamente per poterli osservare in totale liberta’, ci troviamo di fronte a quelle che appaiono anche possibili violazioni di legge. Auspichiamo, quindi, un immediato intervento delle autorita’ preposte”.


Categorie: Varie

Fuego, il cagnolino seviziato col fuoco a Sassari sta lentamente migliorando. Si cercano i suoi torturatori

04/04/2019

L’hanno legato e torturato con il fuoco, sugli occhi, muso, zampe e schiena, e poi l’hanno gettato a bordo strada, come un rifiuto. Un cagnetto meticcio di piccola taglia e’ stato ritrovato due giorni fa a Sassari, agonizzante, nelle campagne di Monte Bianchinu, zona residenziale di Sassari costellata da villette eleganti. A trovarlo e’ stata una donna che abita nella zona. Ha visto il cagnolino sul ciglio della via, ha fermato l’auto e ha controllato cosa gli fosse successo. Il cane e’ stato portato al comando della Polizia locale, dove e’ stato richiesto l’intervento del Taxi Dog per il trasporto urgente alla clinica veterinaria, dove e’ stato curato. L’animale ha ustioni di secondo e terzo grado in diverse parti del corpo, il muso bruciacchiato, non ha piu’ baffi ne ciglia, il naso e le labbra bruciate, gli occhi lesionati, le orecchie abbrustolite e altre piccole grandi bruciature su tutto il corpo. Ha risposto bene alle cure e alle coccole dei medici, che lo hanno ribattezzato Fuego. Dovra’ restare in clinica per qualche giorno per capire le sue reali condizioni di salute, e rischia di perdere per sempre la vista. Il suo destino e’ in un canile, a meno che qualcuno non voglia adottarlo. Intanto la polizia locale ha avviato le indagini per cercare di identificare i responsabili delle torture.


Categorie: Varie

33.300 medici veterinari in Italia, in crescita le donne ma non i guadagni nonostante il valore sociale di questo lavoro

04/04/2019

Una professione sempre più in rosa. Nel 2018 gli iscritti all’Ordine dei medici veterinari sono 33.302, il 23,5% in più rispetto al 2008. E le donne sono aumentate del 53,6%: in 10 anni sono passate dal 37,4% al 46,5% del totale degli iscritti. Nello stesso periodo sono leggermente aumentati i veterinari under 40 anni (+1,9%), mentre è molto forte l’incremento degli over 60 (+337,1%).
Se quella del veterinario è un’immagine positiva – il 35,3% degli italiani ritiene che svolga un lavoro utile e il 28,5% lo definisce professionale – la stima non si traduce in un adeguato riconoscimento economico. A 5 anni dalla laurea i medici odontoiatri guadagnano in media 2.131 euro netti al mese, i medici chirurghi 1.820 euro, i medici veterinari solo 1.271 euro: il 40% in meno dei primi e il 30% in meno dei secondi.
Gli studi veterinari, inoltre, dichiarano un reddito medio di impresa o di lavoro autonomo di 21.160 euro all’anno, contro i 51.740 euro degli studi odontoiatri (il 59% in più) e i 65.870 euro degli studi medici (il 68% in più).
E’ quanto emerge dalla ricerca ‘Il valore sociale del medico veterinario’, presentata a Roma da Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis.
Tornando al giudizio dei connazionali, si tratta di una professione complessa per il 13,8% e affascinante per il 12,1%. I giudizi negativi sono trascurabili: è un lavoro manuale per il 3,9%, sporco per il 3,0%, pericoloso per l’1,9% e ripetitivo per l’1,6%. La buona reputazione è confermata dal fatto che il 66,3% degli italiani incoraggerebbe un giovane che volesse studiare medicina veterinaria all’università.
E ancora: l’81,1% degli italiani ritiene che sia molto importante fare controlli igienico-sanitari negli allevamenti; il 75,1% attribuisce la massima rilevanza ai controlli di qualità negli stabilimenti di produzione e trasformazione degli alimenti di origine animale; per il 71,1% è prioritaria la protezione degli animali in via di estinzione, e per il 64,1% è molto importante garantire la salute degli animali da compagnia.
I veterinari, hanno ricordato gli esperti in occasione dell’incontro, garantiscono la qualità e la sicurezza degli alimenti di origine animale che finiscono sulle nostre tavole. I medici veterinari pubblici, inoltre, si occupano della salvaguardia dell’ambiente, attraverso i controlli delle acque fluviali e marine e delle fonti di inquinamento ambientale, e della protezione delle specie animali in via di estinzione.
Per capire pienamente il ruolo sociale del medico veterinario, basti pensare alle malattie infettive dell’uomo che provengono dal serbatoio animale o al fatto che è scientificamente provata la funzione terapeutica degli animali per persone con disturbi del comportamento o gravi malattie.
“Serve conciliare ambiti finora disgiunti, medicina umana e veterinaria, globale e locale, per convergere verso una sanità pubblica comparata. Questo ci consentirà di parlare e scrivere One Medicine, One Health”, ha concluso Gaetano Penocchio, Presidente della FNOVI (Nota Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani).


Categorie: Curiosità

Cibo gratis per un anno a chi adotta un ospite del canile o dell'oasi felina di Prato grazie ad Almo Nature

04/04/2019

Dal 1° maggio chi adotterà un cane o un gatto del canile e del gattile comunali, avrà per il primo anno la fornitura gratuita di cibo. E’ quanto annunciato ieri mattina, 2 aprile, dal sindaco Matteo Biffoni e dall’assessore competente Filippo Alessi nel corso del sopralluogo al cantiere di riqualificazione dell’Oasi felina La Bogaia. Il premio in scatolette e croccantini è frutto di un accordo tra l’amministrazione e la fondazione Almo Nature per favorire l’adozione dei gatti e dei cani in modo da rendere il loro soggiorno nelle strutture comunali il più breve possibile anche se i dati testimoniano un bilancio virtuoso. Ad esempio alla Bogaia sono stati adottati ben 500 gatti in un anno e mezzo.
E a proposito di gattile dove attualmente vivono 120 gatti. Dopo la prima parte di interventi sulla copertura e sulla parte esterna della struttura, sono in corso i lavori per realizzare gli impianti di riscaldamento ed elettrico, e per rendere lavabili le pareti e i pavimenti. Il costo è di 60mila euro, cifra in cui trovano copertura anche alcuni interventi al canile Il Rifugio.


Categorie: Varie

La provincia di Treviso non è un territorio amico di cani e gatti. Molti gli interventi delle Guardie Zoofile Enpa

04/04/2019

Non passa giorno che non appaia sui social e sui giornali qualche atto di crudeltà nei confronti degli animali, l’ultimo della lunga serie è accaduto a Salgareda (Treviso) dove una povera gatta è stata uccisa a colpi di arma da fuoco e gettata in strada. Questo, purtroppo, non è un episodio isolato. Infatti, sevizie e reati contro gli animali sono all’ordine del giorno nel Trevigiano, soprattutto nelle periferie e nelle frazioni più distanti dai centri urbani.Ed è proprio per contrastare e reprimere questi l’Enpa trevigiana si è dotata, dal 2017, di un Nucleo composto da sette Guardie Zoofile che svolgono servizio in tutto il Trevigiano, operando in stretta collaborazione con il Rifugio di Ponzano. Le Guardie, dotate di decreto prefettizio, verificano la corretta applicazione della normativa comunale, regionale e nazionale in materia di benessere degli animali d’affezione.
«Dal 2017 ad oggi abbiamo ricevuto più di 800 segnalazioni», racconta il Capo Nucleo Enrico Tomasella, che prosegue: «operiamo gratuitamente al servizio della comunità per garantire i diritti degli animali. Abbiamo notificato decine di notizie di reato e attuato diversi sequestri. Molte le azioni combinate con Carabinieri, e veterinari dell’Ulss».
La gran parte delle segnalazioni riguarda la detenzione di cani a catena – nonostante sia vietata e sanzionata in Veneto dal 2016 – o in recinti sottodimensionati, isolati e sporchi. Non meno numerose quelle che riguardano l’utilizzo di collari elettrici, considerato maltrattamento ex art 544 ter del Codice Penale, cani e gatti malati e non curati dai proprietari. Come nel caso di Melly, una cagnetta trovata in fin di vita nel giardino di un’abitazione, simile più a una discarica che a una casa. La sua cuccia non aveva il tetto, il cibo era ammuffito e aveva una enorme ernia ombelicale che le impediva di muoversi. I veterinari le avevano dato pochi giorni di vita. Ma grazie all’intervento del Nucleo di Guardie Zoofile, Melly è stata portata via, operata e infine adottata da una signora che si è presa cura di lei.
«Le Guardie Zoofile – aggiunge Adriano De Stefano, presidente della Sezione Enpa di Treviso – applicano la normativa vigente. Si tratta di mettere in pratica ciò che la giurisprudenza afferma da anni: che gli animali sono esseri senzienti, in grado di provare gioia e dolore. Proprio come noi».


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