Un veterinario, docente presso l’Università di Camerino è stato accusato di associazione per delinquere e maltrattamento di animali per aver dopato cavalli poi utilizzati nelle corse clandestine.
Le giustificazioni addotte dal professore per contestare i gravi indizi non sono state accolte.
Il veterinario è stato incastrato grazie ad alcune intercettazioni telefoniche nelle quali il docente impartiva le direttive su come potenziare i cavalli in vista di una gara clandestina, ma anche su come depurarli dopo.
La Corte di Cassazione, con la sentenza 12763, in attesa del processo, ha confermato non solo l’associazione per delinquere e il maltrattamento degli animali, ma anche la necessità di imporre al veterinario il divieto di dimora a Messina, la città in cui i crimini venivano consumati. Alla base della misura cautelare il rischio di reiterazione del reato. Tutto questo per garantirsi i guadagni sul giro di scommesse che gravitavano intorno alle corse clandestine a cui i cavalli erano costretti a partecipare dopo addestramenti massacrati e dopati anche con farmaci per uso umano, come il gliburide, impiegato per abbassare il livello di zuccheri nel sangue.
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