C’era anche lui quando il commando dei Navy Seals ha fatto l’irruzione nel covo di Abbottabad dove si nascondeva il grande capo di Al Qaeda Osama Bin Laden. Lui però è diverso dagli altri soldati americani, ha quattro zampe, è un cane, ma come per loro la sua identità dovrà rimanere segreta. Di lui non si conoscerà il nome, la razza e la provenienza.
Questo cane misterioso non ha solo partecipato all’azione, ma ha avuto un importantissimo ruolo nell’assicurare ai soldati che la strada non nascondesse esplosivi nascosti sotto la terra, all’interno di qualche muro o sulle aperture delle porte. Il suo olfatto sarebbe stato utilissimo anche nel caso che Osama si fosse nascosto in qualche rifugio mimetizzato da intercapedini.
Sono circa 600 i cani che operano al fianco dei militari americani sul territorio afghano e in Iraq.
Dalle pagine del New York Times il generale Petreus, a capo del contingente americano in Afghanistan, ha avuto parole di elogio per questi piccoli eroi spesso misconosciuti sottolineando come le loro abilità durante un combattimento non possono essere replicate da un uomo o da una macchina. Il ruolo che meglio sanno svolgere i cani in zone di guerra è quello di rilevatori di esplosivi ma vengono impiegati anche per individuare o bloccare soggetti sospetti senza il ricorso alle armi. In Paesi dove i cani non sono considerati animali domestici da amare e da cui essere amati, possono essere considerati dai nemici come una minaccia psicologica. Fanno eccezione, come in tutto il mondo, i bambini che dagli animali sono naturalmente attratti e in questa sfera di simpatia includono anche i soldati che li accompagnano.
L’addestramento di un “cane da guerra” è di altissimo livello e richiede un grande impegno per l’animale e l’addestratore fino ad avere un ruolo insostituibile anche negli eserciti tecnologicamente più equipaggiati che riconoscono ai cani il merito di aver contribuito a salvare tante giovani vite.
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