Non è così improbabile essere attaccati dalle zecche se si va in montagna, soprattutto in ambienti dove vi sono ungolati. In particolare questi parassiti prediligono i boschi di latifoglie umidi e ombreggiati, i luoghi erbosi, i cespugli, il sottobosco e i prati incolti. Le temperature troppo miti e umide dello scorso inverno stanno creando una situazione di pericolo per quanti si recano sulle nostre montagne per fare trekking o una semplice passeggiata.
I boschi e le montagne sembrerebbero infestati dalle zecche perche rappresenterebbero un habitat ottimale per questi acari «ospitati» da ungulati come cervi, caprioli o cinghiali che li trasportano ovunque, soprattutto nelle zone boschive. Dove le zecche «saltano» sulle cute degli escursionisti trasmettendo – se uno non si accorge in tempo – malattie potenzialmente pericolose come rigonfiamenti della pelle che possono sfociare in problemi neurologici quali meningiti, artriti croniche e miocarditi. Non sono risparmiati i nostri 4 zampe.
Per arginare eventuali rischi, se si è rientrati da una zona considerata a rischio, è utile effettuare un accurato esame visivo e tattile della cute del corpo e degli indumenti, onde rimuovere gli eventuali parassiti presenti, ponendo attenzione alle zone del corpo preferite dalle zecche: testa, collo, parte posteriore delle ginocchia e fianchi, provvedendo all’immediata rimozione di eventuali zecche presenti. Potrebbe essere il caso anche di utilizzare sostanze repellenti, in genera acquistabili in farmacia, chiedendo consiglio al farmacista per l’utilizzo, soprattutto se in gita ci sono dei bambini.
Categorie: Curiosità
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