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“Sua maestà il gatto” la felinità attraverso le illustrazioni parigine d'epoca al Museo di Zoologia di Roma

07/12/2012

Immagini antiche, musetti intellettuali, foto favolistiche, baffi da divi. Queste le tante facce di “Sua Maestà il Gatto” (Sa Majesté le Chat), la mostra ospitata al Museo Civico di Zoologia di Roma, dal 7 dicembre al 13 gennaio, a cura di Cesare Nissirio e supporto organizzativo e Servizi Museali di Zètema Progetto Cultura. Un’esposizione, suddivisa in sezioni che rappresentano il Gatto nell’arte, nella pubblicità, nel teatro, nel cinema e nella letteratura, da gustare immagine per immagine e che ci riporta indietro nella romantica e a volte trasgressiva Parigi dell’Ottocento e del Novecento, quando il gatto era quasi un’icona, una divinità, fonte di ispirazione per artisti poeti e intellettuali. Infatti è proprio a Montmartre che ha origine il mito felino, la Montmartre della vecchia Parigi, cittadella felina dove il gatto era abituale compagno di avventura dei bohèmienne, così come cita Aristide Bruant: “Io cerco fortuna/attorno al gatto Nero/al chiaro di luna/a Montmartre, la sera”. Simbolo scelto anche dallo storico Chat Noir – fondato da Rodolphe Salis nel 1881 e luogo di incontro parigino per gli artisti della fine del secolo – che adottò il gatto come emblema e insegna del locale. E “Sua Maestà il Gatto” è un omaggio a questo discreto ma presente amico dell’uomo che, nel corso del tempo, è stato rappresentato e raccontato da artisti come Rivière, Willette, Maupassant, Beaudelaire, Colette, fino a Erik Satie, solo per citarne alcuni. In questi due ultimi secoli Sua Maestà il Gatto è diventato dunque l’eroe dell’arte dell’illustrazione: manifesti, stampe, foto, dischi, pin, feves, riviste, cartoline postali, decoupages. Un simbolo da sempre adorato e celebrato in ogni sua manifestazione, che ha dato origine ad una ricca iconografia: umanizzato e travestito nell’Ottocento, con piume cappellini abitini sfarzosi e campanelli. O modello di immagini pubblicitarie per una tazza di cioccolato caldo o un aperitivo. Nel Novecento, com’era costume dei caricaturisti dell’epoca, è stato oggetto di presa in giro affettuosa associandolo alla griffe di un profumo o rappresentandolo ironicamente sulle cartoline postali. (roma2oggi.it)


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