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"Salvare la vita del cane Curtis" non avrebbe ucciso lui la proprietaria ma provato a difenderla dall'aggressione di una muta di cani da caccia

27/08/2020

“Salvare la vita del cane Curtis” e “fare chiarezza” sulle responsabilità della terribile morte di Elisa Pilarski. Lo chiedono l’Ente nazionale per la Protezione degli Animali e la Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente in una lettera all’ambasciatore francese in Italia firmata dai presidenti Massimo Pigoni e Michela Vittoria Brambilla, destinatari di molti appelli su un caso che ha avuto eco anche fuori dai confini francesi.
Era il 16 novembre 2019 quando la 29enne francese Elisa Pilarski, incinta di sei mesi, mentre passeggiava nella foresta di Retz con Curtis, un american staffordshire ha trovato la morte dilaniata da morsi di cane.
In zona era in corso una una battuta di caccia, con decine di bracchi. Prima di essere aggredita la donna avrebbe telefonato al compagno dicendo di raggiungerla perchè, circondata da molti cani, temeva per se e per Curtis. Il compagno, arrivato sul posto ha visto venire verso di lui circa trenta cani e ha fatto marcia indietro. Solo in un secondo momento, riconoscendo e seguendo l’abbaiare del loro american staffordshire, aveva trovato Elisa coperta di sangue e priva di vita.
Quale, o quali, tra questi cani abbia ucciso Elisa, ancora non è chiaro. I cacciatori presenti sul posto assicurano che i loro cani non sono coinvolti nella vicenda. Il compagno di Elisa, dal canto suo, sostiene che Curtis, nel frattempo chiuso in un canile, non può essere stato “Avevano un rapporto straordinario, è impossibile che sia stato lui ad attaccare Elisa”, sostiene fermamente Christophe. A sostegno di questa teoria ci sono graffi sulla testa dell’animale che proverebbero come Curtis abbia provato a difendere la padrona.  e sta tentando in tutti i modi di “provare la verità, in onore di Elisa e di Enzo, il nostro bambino che sarebbe dovuto nascere tre mesi dopo”.
A difesa di Curtis in Italia si sono schierate l’ENPA  e la LIDAA rivolgendosi  all’ambasciatore francese Christian Masset. “Nessun cane può essere considerato “responsabile” della morte di Elisa Pilarski né può, quindi, essere abbattuto per questo. Troppo comodo scaricare la colpa su un animale da compagnia per assolvere la brigata dei cacciatori. In Italia, grazie alle leggi approvate negli ultimi anni, questo non potrebbe accadere“, aggiunge Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente,

 

Lo scorso febbraio il procuratore Frédéric Trinh aveva dichiarato che “Elisa Pilarski è stata uccisa da un cane, o più probabilmente da molti cani“, facendo così capire che l’inchiesta è ormai orientata verso i cacciatori. Nelle prossime settimane, intanto, arriveranno i risultati di tre perizie importanti: i test del Dna su Curtis e gli altri quattro cani di Elisa e Christophe, e sui ben 62 cani del branco; poi arriverà anche l’esito delll’esame delle ferite sulla vittima e la compatibilità con le mandibole degli animali; infine l’analisi comportamentale di Curtis.


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