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Rapporto “EU Zoo”, pochi controlli e scarsa igiene negli zoo italiani

03/05/2012

Pochi controlli e licenze, ma anche scarsa igiene in tanti recinti, che rendono possibile il contatto con i visitatori e addirittura la fuga degli animali. A stilare un bilancio della malagestione dei giardini zoologici italiani è il rapporto ‘EU Zoo’ della Born Free Foundation, che ha effettuato un’indagine in 20 paesi membri dell’Ue per la Coalizione Europea Endcap.
Secondo i dati raccolti l’anno scorso, solo 5 dei 68 ‘giardini zoologici’ registrati in Italia possiedono una licenza. E i controlli del ministero della Salute sono pochi: fra il 2006 e il 2011 sono state effettuate, in totale, 25 ispezioni in 22 giardini zoologici. La conclusione del rapporto é che mentre alcuni giardini zoologici sono stati ispezionati più volte, la maggioranza di questi non è mai stata controllata. E sebbene la legge italiana preveda misure anche più rigide rispetto a quelle della direttiva europea, spesso non viene attuata. Desolante il giudizio complessivo del rapporto sul campione di 25 strutture scelto a caso in tutto il paese: “Gli animali rimangono in condizioni al di sotto degli standard, gli zoo non rispondono ai criteri legali e le multe per il mancato rispetto delle norme non vengono applicate”. Osservando le condizioni di vita degli animali, secondo l’ indagine molti sono sistemati in ambienti angusti, soprattutto le specie che hanno bisogno di spazio e in particolare i pinnipedi, che sono spesso tenuti in recinti provvisti di piccole vasche. Le strutture che ospitano uccelli da preda tengono questi animali legati, limitandone la libertà di movimento e un comportamento naturale. Accade poi che i recinti all’aperto siano privi di ripari e lettiere idonei e delle necessarie protezioni contro le escursioni termiche stagionali.
Spesso inoltre non sono presenti luoghi di ‘rifugio’ per appartarsi dagli altri esemplari.
Nel complesso, i risultati dell’indagine indicano che il 28% dei 1080 recinti scelti casualmente nei 25 giardini zoologici può consentire la fuga delle specie custodite, soprattutto a causa di cattiva progettazione, mancanza di personale e in alcuni casi, di scarsa manutenzione delle barriere. Un esemplare di pavone blu (Pavo cristatus), che figura nella lista DAISIE (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe – Inventario paneuropeo delle specie ‘straniere’ invasive) “é stato visto uscire dal proprio recinto a Pistoia e a Napoli”. Nonostante sia di solito espressamente vietato, secondo l’ indagine i visitatori possono entrare in contatto con gli animali nel 39% dei recinti valutati. La possibilità non esclude anche animali potenzialmente pericolosi, come leopardi, tigri e specie di uccelli da preda. In un terzo dei casi in cui vari esemplari di una specie sono esposti insieme nei 25 zoo, non sono disponibili informazioni per il pubblico. E quando sono presenti, mancano indicazioni sull’habitat naturale delle specie nel 76% delle volte e non fanno riferimento alla conservazione nel 94% dei casi. Secondo il rapporto, anche se tutti i giardini zoologici “sembrano svolgere attività didattiche”, la maggior parte delle dimostrazioni osservate mostra gli animali in atteggiamenti innaturali, spesso accompagnati dalla L’impegno da parte dei giardini zoologici italiani nel mantenimento delle specie a rischio di estinzione europee appare “trascurabile”. Dei 25 giardini zoologici analizzati, 4 sembrano svolgere ricerche scientifiche e/o partecipare a programmi di reintroduzione delle specie. Solo il 12% (117) delle 982 specie ospitate negli zoo è elencato o nel registro dei programmi europei di riproduzione in cattività delle specie minacciate di estinzione (EEP) o nei Libri genealogici europei (ESB). Tuttavia, “una larga maggioranza degli zoo (21) non sembra svolgere attività scientifiche o programmi a favore della conservazione delle specie in natura”. (ANSA) 


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