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Puma entra nella lista delle aziende fur-free nel rispetto degli animali

23/04/2012

Anche Puma si unisce alle aziende fur-free. Per le proprie collezioni infatti non impiegherà pellicce, pelli e derivati di animali esotici.
Ad accogliere con favore la nuova policy rispettosa degli animali, annunciata dal marchio sportivo “Puma” sono tutti gli amanti degli animali di cui si è fatta portavoce la Lav, Lega Antivivisezione. La multinazionale di abbigliamento sportivo tedesca si è impegnata a non utilizzare nelle proprie collezioni di calzature e abbigliamento pelliccia, pelli di animali esotici, come coccodrilli, serpenti, squali o pesci; piume ricavate da spiumatura di animali ancora vivi; lana merino ricavata col metodo mulesing (la pratica che prevede lo scuoiamento dell’area perianale ed il taglio della coda dell’animale) a prescindere dal paese di origine.
L’annuncio di Franz Koch, Chief Executive Officer, segnala una sempre maggiore attenzione da parte del mondo della moda verso le pratiche di utilizzo di materie prime di origine animale e le conseguenti sofferenze inflitte a milioni di esseri viventi. Il brand tedesco fa parte della holding multinazionale francese PPR (Pinaul-Printemps-Redoute, 12,2 miliardi di euro nel 2011) organizzata in due pilastri: il Luxury Group, in cui rientrano Gucci, Stella Mc Cartney, Alexander Mc Queen e altre importanti insegne del mondo del lusso, e lo Sport&Life Style dove Puma è la griffe di punta. «Puma, con i suoi prodotti destinati prevalentemente a una fascia di consumatori giovanile, ha responsabilmente deciso di non utilizzare più pellicce animali – solitamente impiegate come bordature di giacconi – cogliendo in pieno le preoccupazioni di milioni di persone sempre più informate e consapevoli delle terribili sofferenze inflitte agli animali dall’industria della pellicceria, così come dell’assoluta assenza di necessità nell’indossare pellicce animali e dell’impatto che tali materiali hanno sull’ambiente», afferma Simone Pavesi, responsabile LAV settore pellicce. «Riteniamo auspicabile che la holding PPR faccia proprie le istanze di tutela degli animali in una prospettiva di responsabilità sociale e ambientale d’impresa da estendere a tutte le aziende afferenti il gruppo – prosegue Simone Pavesi – Alcuni studi dimostrano che la filiera dell’industria della pellicceria è causa di immissioni di inquinanti atmosferici, eutrofizzazione delle acque, consumo energetico e di impiego di sostanze tossiche e cancerogene come la formaldeide, il cromo e altre sostanze chimiche. Adottare una produzione rispettosa degli animali e dell’ambiente è una scelta di qualità che sempre più numerosi consumatori apprezzano».
La LAV, nell’ambito delle collaborazioni con la Fur Free Alliance (coalizione internazionale che riunisce oltre 40 organizzazioni animaliste e ambientaliste nel mondo impegnate contro lo sfruttamento degli animali per la produzione di pellicce), è promotrice in Italia del Fur-Free Program, che certifica la policy fur-free adottata dalle aziende del settore abbigliamento. L’elenco di queste aziende è pubblicato sul sito tematico della LAV www.nonlosapevo.com e sul sito della FFA (www.infurmation.com).
La moda sta davvero cambiando anche grazie ai consumatori che chiedono capi senza inserti di pelliccia animale.Tutti i  brand senza pellicce si troviano su www.nonlosapevo.com/aziende.

Fonte: www.lav.it


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