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"Orsi e lupi in aumento, il ruolo delle aree". Crescita favorita dalle reintroduzioni e dalla tutela

10/05/2018

Orsi e lupi in aumento in Italia. In alcuni casi, grazie agli sforzi di reintroduzione messi in atto dalle istituzioni, come nel caso dell”orso nel Parco dell”Adamello Brenta, in altri (è il caso del lupo) di dinamiche naturali della specie, favorita dalla protezione accordata in Italia e in Europa dopo il 1977 e dall”aumento delle risorse alimentari.
E’ così che “alcuni grandi carnivori sono aumentati di numero negli ultimi anni estendendosi a zone dalle quali erano quasi scomparsi. Penso agli orsi nelle Alpi orientali o ai lupi nelle regioni appenniniche”, spiega il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri in occasione del seminario ””La presenza dei grandi carnivori: opportunità e criticità””, oggi a Pescasseroli, presso la sede del Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise, organizzato da Federparchi in vista del Congresso di ottobre a Roma.  “Se gli orsi, sia nelle Alpi che in Abruzzo, sopravvivono ancora con piccole popolazioni (in tutto circa cento esemplari) si deve al fatto che esistono parchi e riserve – aggiunge Sammuri – che ormai da quasi un secolo sono impegnati in un grande sforzo di tutela. Presidenti, direttori, tecnici, ricercatori, veterinari, guardaparco, carabinieri forestali, contribuiscono a questo risultato”.
Diverso il discorso sul lupo. L”enorme espansione degli ungulati selvatici (cinghiali, cervi, daini, caprioli, cioè le prede naturali del lupo), ne ha favorito la sopravvivenza e quindi l”incremento numerico. In Italia oggi i lupi sono da 5 a 10 volte più numerosi rispetto alla metà degli anni ”70 del secolo scorso e questo ha determinato anche la ricolonizzazione di territori dai quali era scomparso da oltre un secolo.
Proprio nelle zone di nuova espansione si registra il maggior conflitto con le attività umane, in particolare con gli allevamenti di animali. “Se la Ue e l”Italia decidono di tutelare il lupo, allo stesso modo devono tutelare chi ne riceve danni – dice Sammuri – Del resto se si indennizzano i danni prodotti dai cinghiali, specie di nessun interesse per la conservazione e che, anzi, va limitata perché troppo abbondante in alcune aree, non si capisce perché non si debba fare altrettanto (e con decisione) per i danni prodotti dai lupi”. 
C”è poi il nodo degli ibridi e dei cani inselvatichiti omal custoditi; anche questi protagonisti di molti danni alle attività economiche. “Un controllo efficace dei cani e la rimozione degli ibridi diminuisce i danni e favorisce il mantenimento della purezza genetica del lupo””, conclude Sammuri.Ricostituire popolazioni stabili di grandi carnivori, a partire dal lupo e dell”orso, smantellare vecchi allarmismi, sviluppare adeguate azioni di gestione delle specie garantendo la tranquillità dei cittadini e la convivenza con gli operatori economici a partire dagli allevatori: sono i temi del seminario di oggi. “Un”occasione importante per confrontarci con le altre esperienze italiane sulla conservazione di orso e lupo, due specie da sempre presenti nel Parco Nazionale d”Abruzzo Lazio e Molise”, commenta Antonio Carrara, presidente del Parco Nazionale di Lazio Abruzzo e Molise.
Il lungo lavoro svolto dal Parco in quasi un secolo di vita ha consentito alle due specie di conservarsi e, nel caso del lupo, di ricolonizzare non solo l”Appenino ma, negli ultimi anni, anche le Alpi. Più complesso il lavoro di conservazione dell”orso, che vive in aree limitate del Paese. “La conservazione dell”orso bruno marsicano -sottolinea Carrara – fa parte del nostro lavoro quotidiano ma deve essere un obiettivo condiviso il più largamente possibile, dagli altriParchi come dalle altre istituzioni e dalle associazioni che a vario titolo sono chiamate in causa dalla presenza dell”orso e dalla sua auspicabile espansione””.

(Mst/AdnKronos)


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