La famiglia si stava occupando di due colonie di randagi in diverse parti di Valencia, nella regione di Carabobo, quando si sono resi conto che un gatto che erano abituati a vedere era scomparso. Pochi giorni dopo, è tornato, ma gli mancava una zampa.
«Non potevamo lasciarlo lì così -?racconta Reinoso -. Ma non potevano nemmeno lasciare le sue tre compagne. Li abbiamo caricati tutti in macchina e li abbiamo portati a casa, purtroppo non siamo riusciti a salvare la vita del maschio».
Ma le sorprese quotidiane per la famiglia venezuelana non erano ancora finite: un’altra femmina, molto incinta, ha deciso di autoinvitarsi a casa per partorire in sicurezza. È così che la famiglia Reinoso è finita con l’avere undici gatti e gattini salvati e da quel momento è nato il santuario.
Ma nel frattempo l’instabilità in Venezuela ha continuato a peggiorare: nel 2008, la famiglia Reinoso ha dovuto nuovamente trasferirsi. A quel punto avevano 14 gatti e ovviamente li hanno portati con loro.
«Dovevamo trasferirci in una vecchia casa in una piccola città in un altro stato, El Tocuyo, Lara – ha detto Reinoso -. Questa casa era di proprietà dei miei nonni e sebbene fosse quasi inabitabile per noi esseri umani, dopo aver ripristinato i servizi di base e aver fatto le pulizie, aveva un grande e bel cortile dove i nostri 14 gatti sembravano essere molto felici».
Per il successivo decennio, nonostante le comodità del paese continuassero a diminuire, la famiglia non ha mai smesso mai di aiutare i gatti e ora si prendono cura di 60 felini. «Lo facciamo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ogni giorno dell’anno senza interruzioni – spiega l’uomo che riesce a trovare qualche lavoro occasionale come traduttore per aiutare la famiglia -. Mio padre, 71 anni, ha l’asma e mia madre, 69 anni, ha l’artrite all’anca, entrambi non curati, ma si occupano tutti i giorni di questi gatti. I nostri felini sono l’unica ragione per cui riusciamo ad andare avanti giorno dopo giorno e non c’è un solo giorno in cui non scaldino i nostri cuori e non ci facciano sorridere, nonostante tutte le avversità e le preoccupazioni che dobbiamo affrontare».
Ma le sorprese quotidiane per la famiglia venezuelana non erano ancora finite: un’altra femmina, molto incinta, ha deciso di autoinvitarsi a casa per partorire in sicurezza. È così che la famiglia Reinoso è finita con l’avere undici gatti e gattini salvati e da quel momento è nato il santuario.
Ma nel frattempo l’instabilità in Venezuela ha continuato a peggiorare: nel 2008, la famiglia Reinoso ha dovuto nuovamente trasferirsi. A quel punto avevano 14 gatti e ovviamente li hanno portati con loro
«Dovevamo trasferirci in una vecchia casa in una piccola città in un altro stato, El Tocuyo, Lara – ha detto Reinoso -. Questa casa era di proprietà dei miei nonni e sebbene fosse quasi inabitabile per noi esseri umani, dopo aver ripristinato i servizi di base e aver fatto le pulizie, aveva un grande e bel cortile dove i nostri 14 gatti sembravano essere molto felici».
Per il successivo decennio, nonostante le comodità del paese continuassero a diminuire, la famiglia non ha mai smesso mai di aiutare i gatti e ora si prendono cura di 60 felini. «Lo facciamo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ogni giorno dell’anno senza interruzioni – spiega l’uomo che riesce a trovare qualche lavoro occasionale come traduttore per aiutare la famiglia -. Mio padre, 71 anni, ha l’asma e mia madre, 69 anni, ha l’artrite all’anca, entrambi non curati, ma si occupano tutti i giorni di questi gatti. I nostri felini sono l’unica ragione per cui riusciamo ad andare avanti giorno dopo giorno e non c’è un solo giorno in cui non scaldino i nostri cuori e non ci facciano sorridere, nonostante tutte le avversità e le preoccupazioni che dobbiamo affrontare».
Categorie: News dal Mondo
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