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La grande migrazione: i pesci (ma anche insetti, mammiferi, persino le piante) fuggono verso i Poli in cerca di un habitat meno caldo

11/06/2020

Gli animali che abitano gli oceani si stanno spostando verso in direzione dei Poli. Non stanno modificando solo le mete delle loro esplorazioni. Non vanno in vacanza. Vanno per trovare un nuovo posto dove vivere, riprodursi, mangiare. Quello dove abitavano prima evidentemente non fornisce più prospettive.
Sono i risultati di uno studio delle università di Bristol and Exeter che ha analizzato gli spostamenti negli ultimi cento anni di oltre 304 specie marine utilizzando il database Bioshifts, che raccoglie dati storici di oltre 12 mila specie. Il fenomeno, secondo gli scienziati, è rilevante e ampiamente diffuso. Riguarda infatti non solo i grandi mammiferi, che sono viaggiatori, ma anche i pesci e gli uccelli, i rettili, il plancton, le alghe, gli invertebrati.
Andando a nord, verso il polo, ci sono dei netti incrementi nelle popolazioni. In contrasto, spostandosi verso l’equatore, si può vedere un declino. Certi animali mostrano di adattarsi perfettamente alle latitudini più alte e al freddo probabilmente perché l’incremento delle temperature dell’acqua sta rendendo alcuni ambienti inabitabili.
Gli oceani sono enormi bacini di assorbimento degli eccessi di temperatura. Fin dagli anni Settanta hanno assorbito più del 90 per cento provocato dall’effetto serra. Siccome sono enormi, e l’acqua ha bisogno di più energia rispetto all’aria per scaldarsi, la temperatura non è aumentata drasticamente.
Ma quel poco è già troppo. Rispetto all’era pre industriale, dal 1850, l’incremento è stato di un grado. Secondo uno studio pubblicato su Advances in Atmospheric sciences il calore degli oceani ha toccato un record nel 2019 quando l’innalzamento è stato di 0,075 gradi sopra la media del trentennio 1981-2010. E anche se sembra poco, questo significa che hanno accumulato 228 triliardi di joules, paragonabili a 3,6 miliardi di bombe atomiche della stessa potenza di quella caduta su Hiroshima.
C’è in problema in più. Gli animali marini non sono adattabili come quelli terrestri e sono sensibili anche a piccole variazioni. Quindi l’apparentemente piccolo rialzo per loro significa molto. Quelli che vivono sulla terra sono più resistenti, hanno più possibilità di ripararsi, per esempio andando nelle caverne o sotto terra, e hanno un controllo più efficiente della temperatura corporea. Le balene, quando il flusso sanguigno rallenta, in funzione della temperatura dell’acqua e dell’attività, vanno in surriscaldamento. In compenso posso resistere meglio al freddo.
Tutti, sia di mare che di terra, comunque stanno andando a nord.

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