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In 75 mila hanno firmato la petizione contro pressione fiscale sulle cure veterinarie

07/02/2013

Ufficializzato davanti al notaio il numero delle firme raggiunto dall’Associazione nazionale medici veterinari italiani con la sua petizione contro l’eccessiva pressione fiscale sulle cure veterinarie. A Cremona Marco Melosi, legale rappresentante dell’Anmvi, ha dichiarato che la petizione “Contro lo sfruttamento fiscale degli animali da compagnia” si e’ chiusa raggiungendo 75.421 firme. Ribadite le richieste della petizione e le modalita’ di raccolta delle sottoscrizioni, il notaio ha apposto timbro e firma sulla dichiarazione resa dal presidente Anmvi.
Il documento cosi’ redatto “avvalora il gia’ chiaro messaggio di tanti cittadini, veterinari e proprietari, rivolto alle autorita’ di Governo, ai candidati e alle forze politiche in corsa per il voto del 24/25 febbraio”, sottolinea l’Associazione. I cittadini chiedono che: l’Iva sulle prestazioni veterinarie e sui mangimi, fra le piu’ elevate in Europa, venga ridotta al 10%; le prestazioni di prevenzione veterinaria e di tutela della sanita’ pubblica (es. microchip e anagrafe canina e felina, sterilizzazioni maschi e femmine) vengano esentate dall’Iva; sia considerata la possibilita’ di detrazione delle spese veterinarie fino ad un massimale di 1000 euro; vengano tolte dal redditometro le spese veterinarie sostenute per gli animali da compagnia e il cavallo “d’affezione e/o da passeggiata”.
Il numero di firme raccolte “esprime una volonta’ popolare amplissima, trasversale, appoggiata da numerose organizzazioni, divulgata dai media, condivisa da molti esponenti politici che si sono gia’ distinti in passato per iniziative parlamentari di drastica riduzione del peso fiscale che grava sulle cure veterinarie. E’ convinzione dell’Anmvi che un cosi’ vasto consenso non possa essere ignorato e debba esitare in un concreto ripensamento del carico fiscale che grava sulla prevenzione veterinaria e sul diritto alle cure degli animali che vivono nelle nostre case e nella nostra societa’. Tassare come beni di consumo le cure veterinarie equivale a disattendere l’approccio One Health (una sola salute per animali e persone) che tutte le autorita’ sanitarie nazionali e mondiali perseguono, ammonendo i governi ogni volta che le grandi emergenze epidemiche e sanitarie dimostrano che le malattie trasmissibili si evitano solo con la prevenzione veterinaria”, conclude la nota.


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