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Il nuovo Rapporto Zoomafia LAV: un reato ogni ora

02/07/2012

Maltrattati, violentati, uccisi, rubati, macellati: centinaia di migliaia di animali ogni anno finiscono la loro vita nelle mani criminali della Zoomafia: questa la stima complessiva del fenomeno, che emerge dal Rapporto Zoomafia 2012 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV. La nuova edizione del Rapporto che, alla sua tredicesima edizione, analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità nel 2011.
La Zoomafia si presenta sempre più come un fenomeno parcellizzato tra, purtroppo, ormai “storiche” illegalità – truffe nell’ippica e corse clandestine di cavalli, macellazioni clandestine, abigeato, bracconaggio e pesca illegale, lotte tra cani, business canili – e nuove frontiere criminali: in particolare i traffici di animali via internet e il traffico di cuccioli.
I dati delle Procure: ogni ora un nuovo fascicolo per reati contro gli animali
Per il terzo anno consecutivo il Rapporto Zoomafia pubblica i dati delle varie Procure italiane, relativi ai reati conto gli animali. L’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV ha chiesto alle 165 Procure Ordinarie e alle 29 presso il Tribunale per i Minorenni, dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2011, sia noti che a carico di ignoti, e al numero indagati per reati a danno animali, segnatamente per i seguenti reati: uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp) e, infine, reati venatori (art. 30 L. 157/92). Le risposte sono arrivate da oltre il 58% delle Procure (ordinarie e minorili), la percentuale più alta da quando è iniziata questo tipo di analisi, tre anni fa. L’anno scorso la percentuale era del 43%, mentre nel 2010 era quasi del 50%. In particolare le risposte sono arrivate da 94 Procure Ordinarie, su un totale di 165, pari ad oltre il 56% del totale e da 20 Procure presso i Tribunali per i Minorenni su un totale di 29, pari ad oltre il 68% del totale. Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva a oltre il 58% di tutte le Procure del Paese. Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2011, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali e per il campione del 56% delle Procure, è di 4880 (2293 a carico di noti e 2587 a carico di ignoti). Partendo da questo dato e proiettandolo a livello nazionale è possibile stabilire con una stima per difetto che nelle Procure d’Italia si aprono circa ventiquattro fascicoli al giorno per reati a danno di animali, uno ogni ora.
“E’ opportuno ricordare – sostiene il dottor Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV e autore del Rapporto –, che il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti reati, infatti, pur essendo stati commessi restano, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati. Naturalmente, la quota di reati nascosti sul totale di quelli reali – il cosiddetto numero oscuro – varia a seconda del tipo di reato, soprattutto in funzione della sua gravità. Il reato di maltrattamento di animali per sua natura ha un numero oscuro altissimo. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati”.
Si registrano 3132 procedimenti sopravvenuti nel 2011 in 94 Procure Ordinarie, per i reati di uccisione, maltrattamento e detenzione di animali in condizioni incompatibile con la loro natura. Nel 2010 sono stati 1326, ma il numero delle Procure era inferiore:  67. Nel 2009, invece, i procedimenti registrati erano 1693 su 80 Procure analizzate.
Ancora una volta dobbiamo mettere in evidenza la stridente differenza tra i procedimenti penali sopravvenuti e i casi di abbandono di animali. Il reato di abbandono di animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività, punito dal primo comma dell’art. 727 cp,  mira a reprimere un fenomeno che coinvolge decine di migliaia animali l’anno. Nel 2011 sono sopravvenuti complessivamente 686 procedimenti penali per l’art. 727 cp, 489 a carico di noti e 197 a carico di ignoti, (dati riferiti, come detto, al 56% delle Procure Ordinarie). Se si considera che l’articolo 727 cp punisce anche la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e non solo l’abbandono di animali, il numero dei casi di abbandono denunciati risulta davvero insignificante. Si tratta sicuramente di una risposta repressiva inefficace e per nulla dissuasiva per un reato così diffuso.
Discorso simile per l’analisi del reato di uccisione di animali, punito dall’art. 544bis del codice penale.
Nel 2011, diversamente dagli anni precedenti quando li definimmo “reati virtuali o fantasma”, abbiamo assistito al proliferare dei procedimenti per i reati previsti dall’ 544quater cp, spettacoli e manifestazioni vietati, e 544quinquies cp, combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali. Per l’articolo 544quater ci sono stati complessivamente 80 procedimenti (48 noti e 32 ignoti) rispetto ai 5 del 2010 e agli 8 del 2009. Per il 544quinquies sono sopravvenuti 29 procedimenti (27 a carico di noti e 2 a carico di ignoti), erano 3 nel 2010 e 5 nel 2009. Anche tenendo conto della percentuale del campione esaminato, la differenza è macroscopica. Non si tratta di reati qualsiasi, ma quelli che puniscono gli spettacoli vietati che fanno uso di animali, i combattimenti tra animali e le corse clandestine di cavalli.
I reati previsti dalla normativa sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, art. 30 della legge 157/92, sono i più diffusi dopo quello di maltrattamento di animali. In totale 1147 procedimenti (735 noti e 412 ignoti)  per 1048 indagati, sempre in relazione al 56% delle Procure Ordinarie. Nel 2011 i procedimenti erano stati 692, gli indagati 830 su un campione del 40% delle Procure. Si tratta di fattispecie diverse non riconducibili tutte, stricto sensu, all’attività venatoria, poiché sono compresi, oltre ai classici reati commessi nella caccia o nel bracconaggio, anche i reati di vendita e commercio di fauna selvatica, di detenzione di specie particolarmente protette, di detenzione di specie nei cui confronti la caccia non è consentita o di fringillidi in numero superiore a cinque, ecc.
La geografia dei crimini contro gli animali
La tabella dei dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci dà uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale, e ci consente anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali. Stilando una classifica dei reati in esame, dai dati forniti si evince che la Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Mistretta (ME) con solo 4 procedimenti (2 noti e due ignoti). Seguono Lagonegro (PZ) con 9 (2 noti e 7 ignoti), Modica con 10 (6 noti e 4 ignoti), Cuneo con 12 (8 noti e 4 ignoti), Orvieto con 13 (4 noti e 9 ignoti), Sulmona con 15 (4 noti e 11 ignoti). Le Procure di Taranto e Termini Imerese (PA) non hanno registrato procedimenti a carico di noti, ma solo ignoti, rispettivamente 20 e 27. La Procura con il maggior numero di procedimenti sopravvenuti nel 2011, sempre in base al campione del 56% analizzato, è quella di Firenze, con ben 197 procedimenti (61 noti e 136 ignoti). Ciò non vuol dire, ovviamente, che in quella provincia si maltrattino più animali, ma solo che sono stati aperti più fascicoli. Seguono Verona con 181 procedimenti (104 noti e 77 ignoti),  Latina con 172 (97 noti e 75 ignoti), Torino con 172 (75 noti e 97 ignoti), Lucera (FG) con 131 (116 noti e 15 ignoti) e Roma con 117 (47 noti e 70 ignoti).
Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse
7 corse clandestine bloccate dalle forze dell’ordine, 179 persone denunciate, di cui 57 arrestate per reati connessi, 94 cavalli sequestrati: questi i numeri delle corse clandestine di cavalli, l’emergenza zoomafiosa per eccellenza. Dietro le corse illegali ci sono maltrattamenti, violenze e la morte dei cavalli su strada, o che restano feriti gravemente a seguito di incidenti e finiti sul posto. Il numero delle corse bloccate nel 2011 è inferiore a quelle del 2010: 7 contro 12, ma i cavalli sequestratizoomafia2_320x200 sono aumentati, 94 rispetto ai 62 dell’anno precedente. Aumentate anche le persone denunciate: 179 rispetto alle 129 del 2010. Questo perché sono aumentati i controlli nelle scuderie e stalle abusive e perché ci sono state due importanti operazioni di polizia la “Gramigna” e la “Pista di sabbia” che hanno sgominato vere bande specializzate nelle corse clandestine. 
L’affare dei canili e del traffico di cani
Stabile, confermando l’allarme lanciato da tempo, il fenomeno delle illegalità nella gestione di canili “irregolari” (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l’aspetto igienico sanitario e strutturale) così come il business sui randagi, che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Solo nel 2011 sono state sequestrate oltre 10 strutture.
Gli interventi e le operazioni di contrasto contro l’importazione illegale di cuccioli dai paesi dell’Est hanno subito un’impennata: nel 2011 sono stati sequestrati, solo in base alle notizie di stampa, almeno 750 cuccioli e denunciate almeno 39 persone. Il valore complessivo dei cuccioli sequestrati si aggira  intorno ai 563.000 euro. I cuccioli sequestrati provenivano prevalentemente dalla Slovacchia e dall’Ungheria. Intanto sono arrivate le prime sentenze di condanna contro i trafficanti.
La “Cupola del bestiame”: un malaffare che non rallenta
Falso materiale, associazione per delinquere, contraffazione di marchi, abigeato, doping, maltrattamento di animali, pascolo abusivo, ricettazione, truffa aggravata: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2011 in relazione alla cosiddetta “Cupola del bestiame”, un business milionario che non sfugge al controllo della criminalità organizzata. Le varie relazioni semestrali della DIA, citano spesso casi relativi alle infiltrazioni nella zootecnia e ai tentativi di controllare la “filiera” della carne da parte di gruppi mafiosi. Mandrie abbandonate e maltrattate, allevamenti sorti su discariche, giovani bufalotti lasciati morire di inedia, un allevamento di 450 anatre tenuto in un garage, bovini e suini “clandestini”, animali tenuti senza cibo, tanto da determinare casi di cannibalismo, bovini legati per le corna e lasciati morire di fame, maialini agonizzanti con la gola tagliata trasportati in auto, garage trasformato in mattatoio: questi alcuni casi accertati l’anno scorso.
I predoni della macellazione clandestina
Questo nuovo Rapporto dedica un paragrafo a parte alla macellazione clandestina, fenomeno diffuso e preoccupante anche per i risvolti di sicurezza alimentare. Le forme di macellazione clandestina possono essere suddivise in quattro tipi: domestica, o per uso proprio; organizzata, riconducibile a traffici criminali; venatoria, riconducibile alla caccia di frodo; rituale, riconducibile a tradizioni religiose. Gli animali macellati appartengono essenzialmente a cinque categorie: animali allevati in modo legale; animali allevati in modo illegale; animali rubati; animali affetti da patologie; animali vittime di atti di bracconaggio. Parallelo ma contiguo al mercato clandestino di carne, il fenomeno dell’abigeato, il furto di animali da allevamento, che interessa circa 100mila animali l’anno. Solo in provincia di Nuoro, un esempio per tutti, nel 2011 si sono contati 112 furti di animali da allevamento che hanno interessato 4.460 animali.
I veleni delle sofisticazioni alimentari
Altro settore analizzato con un paragrafo a parte è quello delle sofisticazioni alimentari. Le tonnellate di alimenti sequestrati nel 2011 dai Nas sono state circa 7 milioni e mezzo. Oltre 2.828 aziende controllate, accertati illeciti contributi comunitari per 24 milioni di euro, 15.599 le tonnellate di prodotti alimentari sequestrati, quasi 400 milioni il valore dei conti correnti e degli altri beni sequestrati sottratti al circuito illegale: questi i dati presentati dai Nuclei antifrodi Carabinieri al primo Forum nazionale dell’Agroalimentare. Alcuni casi accertati nel 2011: carne non tracciabile e di natura sconosciuta; carne tunisina in cattivo stato di conservazione nascosta in valigie; confezioni di salsicce scadute da anni; carne di cavallo macinata, che di cavallo non aveva niente ma in compenso era piena di batteri; salumi e formaggi invasi da muffa; rane, eviscerate e spellate vendute al mercato; gamberetti rossi che arrivavano dal Mozambico spacciati per nostrani; polpo vietnamita venduto come del Mediterraneo; prodotti caseari privi di etichettatura e avariati.
l contrabbando di Fauna e la biopirateria
l traffico di animali e piante rare non si ferma, anzi, secondo l’ultimo rapporto del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, sarebbe addirittura in aumento. Il servizio Cites del Corpo forestale dello Stato ha effettuato, dall’inizio del 2011 al 22 dicembre dello stesso anno, 55.965 zoomafia3_320x200controlli in tutta Italia, in crescita di circa il 20% rispetto a quelli del 2010. Le regioni italiane in cui si sono avuti i maggiori controlli sono la Toscana con 12.241 e la Lombardia con 24.048. 98 i reati accertati nel contrasto al commercio illegale delle piante e degli animali tutelati dalla Convenzione di Washington e 140 gli illeciti amministrativi contestati per un totale di oltre 331mila euro. In particolare nel 2011 sono stati posti sotto sequestro 503 animali vivi + 160 chilogrammi di anguille; 321 unità + 469 chilogrammi di animali morti e loro parti; 972 + 34 chilogrammi di pelli di rettile, 20 pelli di mammifero e 60 + 31 chilogrammi di pelli di uccelli; 56 prodotti derivati da mammiferi, 638 lavori in pelle di rettile; 107 + 18 chilogrammi di formazioni in coralli; 150 confezioni + circa 12 chilogrammi di caviale; 438 + 11,6 chilogrammi di medicina tradizionale orientale; 5 zanne + 38 pezzi lavorati in avorio, 653 piante.
Il bracconaggio continua a manifestare la sua pericolosità: traffici di armi rubate o clandestine, resistenza e minacce agli organi di vigilanza, attentati incendiari alle auto di servizio. L’abbattimento o la cattura di specie particolarmente protette è diventato un fenomeno pericolosamente diffuso. Senza tregua il traffico di fauna selvatica nei mercati abusivi di Ballarò a Palermo e quello di Napoli, dove ogni settimana vengono venduti centinaia di uccelli.
Combattimenti tra animali: un crimine in ripresa
Il 2011 ha confermato la pericolosa ripresa dei combattimenti tra cani. Sono stati sequestrati cani, trovati allevamenti, recuperati cani feriti nei combattimenti, sono state denunciate persone per organizzazione di lotte clandestine tra animali. Anche se siamo lontani dall’emergenza di una decina di anni fa, deve restare, comunque, alta l’attenzione per un fenomeno che presenta pericolosità sociale e un potenziale criminale preoccupante.
“Malandrinaggio” di mare: un malaffare a danno della biodiversità marina
Vere e proprie organizzazioni criminali, dedite alla pesca di frodo con esplosivi, alla raccolta di datteri e ricci di mare destinati al mercato clandestino di ristoratori compiacenti e alla pesca illegale di tonno rosso, saccheggiano il mare. Ferrettare usate illegalmente ancorché vietate, il riccio di mare, che in alcune zone si sta estinguendo a causa della raccolta, gruppi organizzati che distruggono i fondali marini per razziare i datteri, novellame pescato e venduto impunemente, vongole raccolte in zone inquinate e vietate: sono solo alcuni dei casi riportati nel Rapporto. Nel corso del 2011 la Guardia Costiera ha effettuato 96427 controlli, ha elevato 5062 sanzioni amministrative per un importo di 6.966.111 euro, ha accertato 1211 illeciti penali e ha sequestrato 467.943 kg di pesce o alimenti. Nel business del pesce non manca l’infiltrazione della mafia o della camorra che, come diverse inchieste hanno accertato, gestiscono società operanti nel settore ittico. Il fatturato delle mafie proveniente dal mercato ittico, secondo Sos Impresa, sarebbe di 2 miliardi di euro, con un totale di oltre 8.500 esercizi al dettaglio coinvolti.  
Uso di animali a scopo intimidatorio, droga
Aumenta il censimento dei casi di animali utilizzati a scopo intimidatorio, un fenomeno di difficile catalogazione e prevenzione. Teste mozzate di lupo, di cane, di capretto, e poi agnelli incaprettati, volpi impiccate, un cane corso impiccato con due proiettili inesplosi in bocca, un capriolo morto, zampe di un cinghiale: il repertorio delle intimidazioni è vario e lugubremente fantasioso. Nel 2011 sono stati uccisi per ritorsione o intimidazione almeno 20 cavalli, presi a fucilate o strangolati, di cui almeno 16 nella sola Sardegna, altri sono stati feriti. Vanno aggiunti anche tre asini uccisi con fucile caricato a pallettoni, per non parlare di pecore, agnelli, vitelli e galline sgozzate.
“Nei casi di stalking, ad esempio, – continua Troiano- è frequente che il soggetto attivo sia violento in vari modi anche con l’animale della persona offesa, o minaccia di esserlo. Tra le condotte moleste dello stalker rientrano, infatti, il far trovare animali morti o parti di essi o, addirittura, uccidere gli animali domestici della vittima. La casistica dell’uso intimidatorio degli animali continua con cani usati per fare la guardia a depositi di armi o a casolari dove erano rifugiati latitanti, o per commettere rapine e aggressioni. Dietro al furto di cani da caccia o da tartufo ci sono vere e proprio organizzazioni criminali transregionali e a volte, addirittura, transnazionali”.
Zoocriminalità minorile: la scuola della violenza
Il nuovo Rapporto analizza anche il coinvolgimento di bambini e minorenni in attività illegali con  animali o in crimini contro di essi. Il tema della violenza nei riguardi degli animali è strettamente collegato al tema della violenza nei riguardi degli esseri umani e dei comportamenti antisociali in genere. Inquietanti e preoccupanti i casi elencati:  pesci rossi presi da una fontana e dati in pasto a un pit bull; cuccioli infilzati, cosparsi di benzina e arsi vivi; gatto di strada torturato fino alla morte; un cucciolo di riccio bruciato vivo; un cagnolino preso a calci e a bastonate da un gruppo di bambini incitati alla violenza da alcuni adulti.
I bambini e gli adolescenti coinvolti vengono proiettati in un mondo violento, “virile”, dove la sicurezza individuale e la personalità si forgiano con la forza, con l’abitudine all’illegalità, con la disumanizzazione emotiva.
“E’ ampiamente dimostrato – prosegue Troiano-, che bambini e adolescenti che sono ripetutamente crudeli verso gli animali presentano diversi tipi di disturbi psicologici, in particolare comportamenti aggressivi verso persone e cose, e possono facilmente diventare adulti violenti e antisociali”.
La Zoomafia viaggia anche su internet
Nell’era digitale anche il commercio di piante e animali esotici, le scommesse, le truffe e la violenza contro gli animali passano attraverso il web. I principali modi di utilizzo di Internet per attività illegali contro gli animali sono, la diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza contro animali, il commercio e traffico di animali, la raccolta di scommesse su competizioni tra o di animali, la promozione di attività illegali a danno di animali, le truffe e raggiri con uso fittizio di animali.
“Questa nuova analisi conferma il fatto che i crimini contro gli animali costituiscono anche un problema di sicurezza e di ordine pubblico – continua Troiano -. I crimini zoomafiosi sono reati associativi, ovvero perpetrati da gruppi di individui organizzati e alcune tipologie di maltrattamento richiedono necessariamente per la loro consumazione, organizzazione,  programmazione e strutture. I collegamenti con altre tipologie di reato, come le scommesse clandestine, lo spaccio di stupefacenti, gli atti intimidatori, le truffe, sono sempre più evidenti”. Come sosteniamo da tempo, per contrastare questi fenomeni occorre una visione strategica unitaria dei vari aspetti dell’illegalità zoomafiosa e sviluppare più intense sinergie informative e operative tra gli organismi deputati al controllo e alla repressione. Sul piano legislativo – conclude Troiano – non sono più rinviabili provvedimenti ad hoc contro le corse clandestine, fenomeno fortemente allarmante anche per le connessioni con la criminalità organizzata”. 


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