Quasi un terzo degli animali domestici italiani, principalmente cani e gatti, corre rischi per la propria salute a causa del sovrappeso ma è una condizione purtroppo diffusa in tutto il mondo.
I proprietari sembrano ignorare i rischi a cui espongono i loro animali quando elargiscono bocconcini e ghiottonerie di vario genere, oltre i pasti stabiliti e non si chiedono cosa c’è dietro quelle richieste imploranti.
Non sempre si è di fronte a un quattrozampe dotato di un robusto appetivo, più spesso la ricerca spasmodica di cibo è le manifestazione di un disagio interiore che ora ricercatori e veterinari concordano a classificare come stress dovuto a infelicità e carenze emotive che l’animale cerca di colmare con il cibo.
Un po’ come accadeva alla protaonista del film “Il diario di Bridget Jones”, che compensava le sue difficoltà relazionali con il cibo. Parimenti i veterinari ritengono che alcuni animali usino il cibo come un “meccanismo di coping” per far fronte a “stress emotivo”. Le affermazioni sono fatte in ricerca del Dr Franklin McMillan contenuta nell’ultima edizione del Journal of Veterinary Behavior.
Il Dr. McMillan, professore clinico veterinario ed ex di medicina presso l’Università occidentale di Scienze della Salute College of Veterinary Medicine, in California, ha esaminato decine di studi sulle abitudini alimentari degli animali domestici e animali da laboratorio, così come gli esseri umani, per formulare la sua teoria.
Egli mostra che gli animali, come gli esseri umani, possono mangiare troppo, non necessariamente per fame, ma per compensare le frustrazioni – per cui l’eccesso di cibo è la risposta a stimoli diversi dalla semplice fame ma una esigenza dettata dallo stress. Egli cita anche studi precedenti per dimostrare come alcuni animali a cui era stato offerto cibo in abbondanza non abbiano mangiato oltre la norma mentre altri che mostravano legami tra emozioni negative e stress abbiano mostrato una voracità patologica.
Categorie: Curiosità
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