Ogni anno, il 7 aprile, si celebra la Giornata Internazionale del Castoro. Un animale che va veramente festeggiato per le sue qualità ingegneristiche ma ancor di più, come dimostrato da un recente studio, per la sua laboriosa presenza che crea condizioni favorevoli alla biodiversità e proteggono gli insediamenti umani da alluvioni e inquinamento.
I castori, dopo quasi 500 anni sono tornati in Italia dove si erano estinti a metà dello scorso millennio per la sua carne, la sua pelliccia nonchè un ricercatissimo olio che secernono alcune sue ghiandole prezioso per la produzione di profumi.
Il castoro è una specie rigorosamente protetta. La convenzione internazionale che regola la protezione della natura in Europa stabilisce che la sua presenza è sufficiente per obbligare lo stato ospitante a costituire un sito di importanza comunitaria.
La presenza del castoro è un moltiplicatore di biodiversità. Se anche si stabilisce in un tratto di fiume montano molto povero di vita, comincia subito a costruire sbarramenti che trasformano il corso d’acqua, moderano la corrente che magari prima era un po’ troppo impetuosa.
Il risultato finale è una serie di bacini palustri interconnessi da aree umide, dove la vita prolifera in un modo impressionante. Nell’arco di due anni la biodiversità aumenta del 200 o anche del 300 per cento. Vengono attirati un sacco di insetti, un sacco di piante preziose.
La presenza di castori sugli argini dove si coltivano ad esempio cereali o altro, porta catastrofi economiche per i contadini
Gli agricoltori infatti non sono molto entusiasti del ritorno dei castori dicono invece che i sistemi di dighe e pozze posso provocare allagamenti nei campi vicini e quindi danni alle attività agricole. Con la siccità in atto forse la presenza dei castori sarà un aiuto per questi piccoli ingegneri della natura,
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