Il portale dedicato
al mondo degli animali
Online
dal 2010

Patrocinato 
dall’Ente 
Nazionale 

Protezione 
Animali 

Con il patrocinio di ENPA

Gatto, ‘istruzioni per l’uso’ dopo la scoperta che il suo Dna non è cambiato in 9 mila anni

13/08/2019

I gatti sono le star di Internet e sono tra gli animali domestici preferiti. Anche se la parola domestico, nel loro caso, non sempre è applicabile. Si fanno accarezzare e fanno le fusa un momento, e poco dopo mordono e attaccano. Oppure sfilano provocatoriamente a pochi passi di distanza, ma non hanno nessuna intenzione di lasciarsi abbracciare. Secondo il rapporto Assalco-Zoomark, l’Associazione Nazionale Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia, nelle case degli italiani ci sono oltre 60 milioni di coinquilini… bestiali. La maggioranza sono pesci (30 milioni), uccellini (12,9 milioni). Ma i gatti (7,5 milioni) superano i cani (7 milioni).
Il loro comportamento indipendente e sfuggente però è spesso incomprensibile. Eppure ha delle ragioni precise: sono entrati in relazione con l’uomo molto più tardi dei cani, vale a dire solo circa 4 mila anni fa.
Uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution ha suggerito che i gatti abbiano vissuto per migliaia di anni a fianco dell’uomo prima di concedersi. E in ogni caso non ne sono stati molto influenzati. Dall‘analisi del Dna di esemplari vissuti fino a 9 mila anni fa i ricercatori hanno scoperto che rispetto ai gatti selvatici non c’è stato quasi nessun cambiamento, fatta eccezione per l’introduzione delle tipiche striature del gatto soriano, che risale al Medioevo.
In tutto il primo periodo di avvicinamento verso di noi, i gatti sono stati solo dei commensali. In un momento in cui l’agricoltura prendeva piede e i topi ne avevano approfittato, anche i gatti trovavano conveniente la vicinanza. Non sono stati selezionati, come il cane, per svolgere compiti specifici, non era necessario cambiarli. Svolgevano il loro lavoro alla perfezione e ci liberavano dai roditori. E sono stati loro ad aver deciso di farsi addomesticare avvicinandosi a noi. Anche se in realtà non ne avevano alcun bisogno perché mangiavano già a sufficienza.
Essendo così geneticamente identici ai loro antenati, anche il loro cervello non deve essere molto cambiato.
Ma i gatti selvatici sono animali solitari che comunicano coi loro simili in modi sottili, soprattutto attraverso messaggi chimici e visuali. Anche i nostri dunque, pur avendo imparato ad avere più rapporti con noi, hanno mantenuto quel carattere.
E non è difficile capire perché la nostra natura sociale che ci porta ad strofinarli, prenderli in braccio, stringerli confligge con la la loro, che si dimostrano a volte infastiditi. A volte è meglio fare in modo che ci accarezzino loro, di loro spontanea volontà, strusciandosi sul nostro corpo.
Per migliorare la convivenza è meglio tenere presente queste loro caratteristiche. Si può migliorare la situazione solo se si agisce quando i gattini hanno tra le due e le sette settimane, quando è più facile farsi accettare e farli abituare alle nostre effusioni, ricordando sempre che i gatti reagiscono in modo molto preciso anche alla nostra personalità e al modo in cui li tocchiamo. E’ meglio sempre procedere per gradi e non partire con grande entusiasmo, e controllare le reazioni. Quasi come se si chiedesse il permesso di fare qualcosa che annoia ma può essere anche accettato. Non è detto però che anche il gatto che accetta le coccole sia poi felice, e se il suo livello di stress aumenta il suo comportamento può diventare aggressivo nei confronti sia dell’uomo che della casa.

Per avere successo dunque meglio imparare alcune strategie e leggere i segnali.

Quando si decide di toccare un gatto è sempre bene permettergli di scegliere sia dove, sia per quanto tempo. L’ideale è aspettare che venga lui a strofinarsi, non coglierlo all’improvviso, essere delicati. Un punto particolarmente piacevole sono le regioni del muso che corrispondono alle ghiandole anteriori sotto alle guance, la base delle orecchie, il sottomento.
E’ fondamentale anche controllare il suo stato di benessere, che per altro viene manifestato da manifestazioni che possono essere facilmente lette: la coda viene alzata e usata per un primo contatto e poi viene mossa delicatamente da lato a lato. Si sentono le fusa, fa la “pasta” con le zampe anteriori. Le orecchie vengono tese e spostate verso l’avanti. Se smettete e vi da una piccola spinta, significa che vuole continuare.
Per continuare la lettura cliccare qui


Categorie: Curiosità