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Due condanne per uccisione di animali, maltrattamento e abbandono in allevamento intensivo dell'Emilia-Romagna

02/03/2020

Due allevatori di un’azienda agricola dell’Emilia Romagna hanno patteggiato la condanna per i reati di uccisione di animali, maltrattamento e abbandono. Lo rende noto l’Enpa (Ente nazionale protezione animali) che con la collaborazione di Animal equality aveva presentato una denuncia nel 2016 a Forli’ sull’allevamento intensivo. L’Enpa precisa in una nota che il rappresentante legale della societa’ e’ stato condannato a 3 mesi di reclusione e 22.500 euro per uccisione e maltrattamento di animali mentre per il reato di abbandono il custode e responsabile dell’allevamento dovra’ pagare un’ammenda di 1.600 euro. “Si tratta di una sentenza importantissima che mette finalmente sotto i riflettori della giustizia i reati che ogni giorno si compiono nei confronti degli animali all’interno di moltissimi allevamenti intensivi”, rilevano Enpa e Animal Equality. Nella sentenza emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Forli’ – riferisce l’Enpa – viene evidenziato come il rappresentante legale della societa’ perseverasse “nel mantenere condizioni di allevamento tali da ingenerare negli animali inutili sofferenze”. In particolare, “le scrofe in fecondazione e gestazione erano tenute in gabbie troppo piccole ‘non adeguate alla stazza degli animali’ che non consentivano di poter girare su se stesse, coricarsi completamente, difendersi da mosche o topi e che cagionavano inutili sofferenze e lesioni”. Inoltre, afferma l’Enpa, “e’ stata riscontrata una totale ‘assenza di adeguati spazi asciutti e puliti per il riposo degli animali’ e ‘assenza o inadeguatezza di arricchimenti ambientali (paglia, fieno)'”. Di conseguenza, gli animali “venivano sottoposti a condizioni insopportabili per le loro caratteristiche etologiche cagionandogli sofferenze non necessarie e in alcuni casi anche la morte”. Il custode e responsabile dell’allevamento e’ stato condannato per il reato di abbandono di animali perche’ “faceva si’ che gli animali fossero detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura”, causandogli “gravi sofferenze”.(ANSA). 


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