Deportare all’estero gli orsi, cosiddetti in eccesso, del Trentino è una misura crudele e impraticabile perché, anche senza voler considerare le conseguenze traumatiche del trasferimento di massa, gli animali potrebbero essere accolti da Paesi nei quali la caccia ai plantigradi è autorizzata. Paesi che, dunque, non garantirebbero il medesimo status di protezione del nostro. Inoltre, ci sono elevatissime probabilità che vengano deportati proprio gli animali più solitari e meno confidenti con l’uomo. L’Ente Nazionale Protezione Animali replica così alla nota con cui il ministero dell’Ambiente fa sapere di essere impegnato in prima linea per concretizzare il pogrom contro i plantigradi tanto auspicato dal presidente della Pat Fugatti.
Da quanto scrive il ministero non si comprende se il provvedimento dovrebbe interessare l’intera popolazione ursina del trentino, o una parte significativa di essa, oppure se esso si riferisca soltanto agli esemplari definiti problematici. Nel qual caso – osserva l’associazione – non è dato capire come il ministero e la PAT possano anche solo pensare di poter attuare uno screening di massa, distinguendo gli esemplari “tranquilli” da quelli ritenuti appunto “problematici”. «Anche perché quello relativo alla presunta problematicità, di un orso come di qualsiasi altra specie animale, è un concetto vago, fuorviante, ingannevole, che ben si presta a manipolazioni. Infatti – afferma Enpa – vengono spesso definiti come problematici comportamenti assolutamente naturali, quali la difesa della prole, reazione a una situazione di pericolo, ricerca di cibo».
Insomma, secondo Enpa, il piano annunciato del Ministro fa acqua da tutte le parti, anche perché la linea non sembra essere chiara. «Il ministero dell’Ambiente ora convoca un tavolo per favorire il dialogo con le associazioni, ora si dichiara incompetente sulla gestione degli orsi (posizione espressa dinanzi al TAR di Trento), ora si allinea alle richieste del presidente Fugatti. Lo scorso aprile – aggiunge Enpa – abbiamo avuto l’opportunità di illustrare le nostre proposte, efficaci e immediatamente realizzabili, al ministero dell’Ambiente. Dopo quella riunione interlocutoria si è persa ogni traccia delle buone intenzioni del ministero, il quale sembra oggi ignorare tutti quegli italiani che non vogliono applicare agli orsi la legge del taglione».
In una situazione in cui ruoli, competenze e attribuzioni sembrano essere così confusi c’è solo una granitica certezza: a due mesi dai tristi fatti di Caldes la PAT non ha ancora proceduto ad installare quei cassonetti anti-orso che potrebbero dissuadere gli animali dall’avvicinarsi ai centri abitati.
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