Il Governo, nella predisposizione della lista delle attività cosiddette “vitali”, deve escludere la “caccia”, in particolar modo i piani di uccisione degli animali selvatici con il pretesto del “controllo” delle popolazioni. Perché nelle prime bozze circolate, la caccia e le “attività connesse” sono in maniera del tutto ingiustificata considerate vitali, quindi autorizzate.
“Se quella lista venisse confermata e impugnare il fucile contro i selvatici fosse considerato vitale per decreto, sarebbe gravissimo”, dichiara Carla Rocchi, Presidente Nazionale di Enpa. “È vero che in questo periodo la stagione venatoria è chiusa, ma è anche vero che in molte Regioni si può continuare a sparare grazie a quei piani di controllo che rappresentano una vera deregulation della normativa nazionale: in particolare sono autorizzati gli abbattimenti selettivi della volpe e del cinghiale in violazione delle norme vigenti.”
In questa situazione, ci sarebbero centinaia di cacciatori autorizzati a spostarsi in disprezzo di quel distanziamento sociale che viene giustamente imposto.
Chiediamo piuttosto il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte di chiarire con forza – come ha già fatto il Ministero della Salute – che è consentita ogni attività connessa alla cura e al soccorso degli animali, dei randagi, delle colonie feline e dei gatti liberi, dei selvatici. I volontari devono continuare a potersi occupare di questi animali senza alcun equivoco e senza lasciare ai Comuni la libera interpretazione della norma. Per questo è necessario che questa specifica attività sia espressamente inserita nel decreto che il Governo sta per varare. Ma la caccia no, proprio no!
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