Rischia 18 mesi di carcere la “killer dei gatti” di via Lavinio a Roma. Come riporta Il Messaggero l’ultimo micio che le è stato strappato è stato chiamato Libero. L’animale è stato salvato a dicembre, prima che morisse di stenti tra cumuli di rifiuti o che, come altri mici prima di lui, si lanciasse dalla finestra pur di fuggire dalla casa degli orrori. Sessanta anni, laurea in psicologia e un disturbo mentale che l’ha portata a soffrire di disposofobia (l’accatastamento ossessivo di cose) e di animal hoarding (accumulo di animali) – riporta sempre Il Messaggero – era riuscita a farsi donare quel micio da una volontaria animalista, ignara.
In un blitz coordinato dalla procura, nel giugno 2017, tra le 16 tonnellate di rifiuti prelevati in via Lavinio sono stati trovati quattro gatti mummificati e tre deperiti, impauriti, affamati. Ora la Lovers cat, così si definiva in uno dei tanti profili Facebook, potrebbe essere considerata responsabile di fronte alla legge.
Il pm Antonio Clemente, il magistrato che ha autorizzato tre perquisizioni per salvare i mici, ha appena chiuso le indagini sul caso contestando all’indagata il maltrattamento di animali. Un reato che prevede pene dai tre ai diciotto mesi di carcere, che possono raddoppiare, quando ne deriva la morte dell’animale, pure se involontaria. N.A. sostiene di amare gli animali. Un’affermazione che non trova certo alcun riscontro nei fatti.
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