Trivelle e terremoti. Affidare subito agli studiosi, coinvolgendo anche Ispra, il compito di affrontare la questione delle trivelle con l’obiettivo di accertare una volte per tutte e – al di là dei “ogni ragionevole dubbio – che non vi sia alcuna nesso tra attività di estrazione degli idrocarburi in Adriatico e terremoti, e che la presenza delle piattaforme in zone sismiche non sia a rischio di grande impatto ambientale. E’ quanto torna a chiedere l’Ente Nazionale Protezione Animali dopo la forte scossa di questa mattina che ha colpito l’Italia centro-settentrionale e che ha avuto origine in un mare soggetto a trivellazioni.
«Al momento una certezza c’è ed è indiscutibile: la messa a sfruttamento dei giacimenti di gas in Adriatico, a partire dalle prospezioni, rappresenta un fattore di disturbo e mette in pericolo l’incolumità di molte specie marine, la cui sopravvivenza – spiega l’Ente Nazionale Protezione Animali è già duramente colpita dall’inquinamento e dal traffico marino, petroliere comprese». Per questo, l’associazione ribadisce la necessità che il ministro dell’Ambente Gilberto Pichetto Fratin promuova i più rigorosi studi scientifici per valutare, quantificare e rimediare ai danni che le trivelle hanno già arrecato alla fauna marina.
«Raggiungere l’autonomia energetica è un obiettivo alla nostra portata, ma non può essere raggiunto puntando sempre sui combustibili fossili che comportano, a fronte di una già acclarate scarsissima resa, costi elevatissimi, in termini di investimenti, di danni all’ambiente, di perdita di biodiversità. Invece – conclude Enpa – bisogna puntare sulle fonti rinnovabili “intelligenti”; su impianti poco impattanti che non danneggino né gli animali né gi ecosistemi. Si sfruttino dunque i tetti dei palazzi non soggetti a vincoli architettonici: con tutto il cemento che abbiamo in Italia potremmo almeno sfruttarlo per produrre energia solare e basso costo».
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