Dawa è l’animale ibrido, figlio di una lupa e di un cane, adottato tre mesi e mezzo fa da Barbara Paoletti di Bedonia nel parmense. Per Dawa, la signora aveva ottenuto l’affidamento temporaneo ma per la Forestale quel quattrozampe era molto più lupo che cane e doveva vivere in un centro specializzato. Il provvedimento di affido era così stato revocato ma la Paoletti non si è arresa e ha fatto ricorso al Tar.
Il giudice delegato, non ha espresso un giudizio definitivo ma si è pronunciato a favore di un decreto cautelare, sospendendo l’efficacia dell’atto della Forestale, in attesa della trattazione collegiale del caso nella camera di consiglio a fine gennaio. Dawa resta con la sua umana.
La battaglia legale, finita sui media, ha suscitato commenti diversi. Legambiente, Lipu e Wwf, pur comprendendo il legame affettivo creatosi tra la signora e Dawa, sono favorevoli al trasferimento dell’animale in una struttura in grado di garantirgli condizioni di vita più consone, motivandone le ragioni.
“Innanzitutto si vuole precisare che, nonostante si tratti di un ibrido lupo-cane, l’animale deve essere considerato del tutto assimilabile ad un selvatico – dicono le associazioni animaliste – sia perché nato e proveniente dalla natura, sia perché cresciuto in branco, dunque con altri lupi e pertanto appartenente ad una popolazione selvatica oggetto di tutela. Pure se le analisi in corso potranno dimostrare che si tratta di un ibrido, la sua origine lo rende oggetto comunque di tutela, pertanto la detenzione di un simile animale, considerato pericoloso dalle norme in materia, è puntualmente regolamentata e comunque oggi vietata a privati cittadini”.
Secondo le associazioni “l’adozione” da parte di un privato sarebbe “un precedente di enorme gravità. L’accettazione da parte dello Stato che un privato cittadino possa detenere un lupo, per quanto ibrido (cioè figlio di un cane ed un lupo) porterebbe infatti ad incentivare indirettamente il prelievo di lupi selvatici in natura per creare ibridi, incentivando il bracconaggio ai danni di una specie protetta e rischiando così di attivare un possibile commercio illegale. Inoltre ciò aumenterebbe il rischio, a causa di fughe e reimmissioni volontarie in natura di ibridi, di ‘inquinare’ geneticamente la popolazione lupina selvatica”.
Le associazioni credono che la condizione attuale non sia quella ottimale per il mezzo lupo. “Gli esperti che lo hanno potuto osservare hanno notato il comportamento tipico di un animale selvatico tenuto in cattività e che manifesta i canonici atteggiamenti di stress dovuti alla detenzione, per esempio il muoversi nervosamente da un lato all’altro della gabbia. Per questo motivo si ritiene assolutamente necessario che il lupo venga affidato ad un centro specializzato individuato dal Corpo Forestale dello Stato, in modo che possa vivere in condizioni di seminaturalità, in un recinto apposito di alcuni ettari, in compagnia di alcuni suoi simili; condizioni assai migliori rispetto allo stato detentivo attuale che lo vede imprigionato in una gabbia di pochi metri quadri insieme ad altri dieci cani”.
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