La corrida e la corsa dei tori a Pamplona sono certo le manifestazioni della tradizione spagnola con animali più note e più criticate dagli animalisti. Ma non sono le sole.
La scorsa settimana a Sabucedo, un un paese della Galizia, nel Nord- Ovest della Spagna, si è svolta la festa della ” Rapa das bestias”.
La festa, in onore di San Lorenzo, vuole essere un’esaltazione di forza e nobiltà dell’uomo che affronta la bestia selvaggia con le proprie mani. La cerimonia inizia con l’individuazione da parte degli uomini del paese di mandrie di cavalli selvaggi che vivono liberi sui monti. Una volta circondati, gli animali sono spinti con una corsa di 15 chilometri, senza soste, verso il paese. Qui vengono ammassati nel ” curro”, una piazza circolare con le pareti di pietra, dove i cavalli abituati alla libertà vengono presi dall’angoscia. Separati i puledri dalle madri, entrano in azione gli aloitadores , i “lottatori”, per mostrare il proprio coraggio nel riuscire a tagliare la criniera e marcare il cavallo. Sono almeno tre gli uomini che circondano ogni cavallo: uno lo monta sul dorso per stancarlo, l’altro lo tira per il collo e il terzo gli si aggrappa con tutte le forze alla coda finchè, immobilizzato l’animale, compiono il rito. Il tutto fatto per tre giorni con un accanimento e una cattiveria ingiustificati.
La tradizione del posto narra che due sorelle, durante la peste del 1567, furono inviate presso San Lorenzo per chiedergli che la malattia avesse termine. Portavano con loro due piccoli cavalli da regalare al santo in cambio della grazia.
Ma perché San Lorenzo, ancora oggi, dovrebbe essere compiaciuto davanti a scene di violenza e crudeltà inaudita invece di poter ammirare la meraviglia di cavalli al galoppo con le criniere al vento?
Categorie: Animali e Cultura
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