La natura non va data per scontata. A lanciare l’allarme è il Wwf che nel suo report annuale “Living Planet” rivela che gli animali selvatici sono diminuiti del 60% tra il 1970 e il 2014.
Le cause sono molteplici ma tutte riconducibili alla pesante mano dell’uomo, a partire dalla distruzione degli habitat per l’agricoltura intensiva, l’estrazione mineraria, l’urbanizzazione che spingono alla deforestazione, all’esaurimento o all’artificializzazione del suolo. Poi il bracconaggio, l’inquinamento, le specie invasive, le malattie, i cambiamenti climatici. Globalmente, solo il 25% dei suoli è privo di impronte umane dice il rapporto, pubblicato insieme con la Zoological Society di Londra e basato sul monitoraggio di 16.700 esemplari di 4.000 specie.
Il declino della fauna selvatica riguarda l’intero globo, con regioni particolarmente colpite, come i tropici. “Preservare la natura non significa solo proteggere le tigri, i panda e le balene che amiamo”, ha sottolineato il Wwf “si tratta di qualcosa di molto più ampio: non può esserci un futuro sano e prospero per gli uomini su un pianeta con un clima destabilizzato, oceani esausti, suolo degradato e foreste vuote, un pianeta privato della sua biodiversità”.
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