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Le ultime, preoccupanti cifre sul randagismo in Italia

26/07/2019

In estate la piaga degli abbandoni di animali domestici finisce per acuire un problema, quello del randagismo, di cui si hanno pochi numeri e non molto strutturati. Per quel che si sa, il randagismo nel nord Italia è in flessione rispetto alle rilevazioni di dieci anni fa, ma rimane una questione seria al sud e nelle isole.
Le associazioni animaliste come Lega anti vivisezione (LAV) e l’Ente Nazionale per la Protezione Animali (ENPA) forniscono alcuni indicatori che possono aiutare a inquadrare a grandi linee il fenomeno, ma le due associazioni sono concordi nel constatare che siamo ancora ben lontani dall’avere tutti i dati di cui avremmo bisogno per affrontare la questione nel dettaglio che meriterebbe.
Secondo LAV un ruolo chiave è giocato dalle anagrafi degli animali d’affezione: se consideriamo solo i cani, tra 2006 e 2018 c’è stato un aumento delle iscrizioni del 57% a livello nazionale. +8% solo tra 2017 e 2018. Questo trend, se confermato, porterà benefici nei casi di smarrimento e potrebbe contribuire in modo rilevante a limitare gli abbandoni e le presenze prolungate di animali in canili rifugio.

Quanti sono i cani randagi in Italia?
In Italia si stimano tra i 500-700 mila cani randagi. I cani vaganti sono tali soprattutto per due ragioni: abbandono o nascita da animali in libertà. Secondo l’ENPA, questa valutazione numerica – presentata nel 2012 dal sottosegretario alla salute del Governo Monti Adelfio Elio Cardinale – è ancora valida per fornire un ordine di grandezza al problema, sebbene sia un numero da leggere certamente per difetto. Il dato viene riportato anche dalla LAV nel suo rapporto sul randagismo (il più recente è del 2018). Anche il report LAV insiste sulla scarsezza dei dati a disposizione e auspica una maggiore sinergia tra regioni e Ministero per migliorare l’approccio al problema.
Gli animali vaganti sono solo una delle conseguenze dell’abbandono, che oltre a essere un atto moralmente riprovevole è anche un reato, come stabilisce l’articolo 727 del codice penale che prevede l’arresto fino a un anno e una multa tra i 1000 e i 10000 euro. La gestione dell’animale randagio recuperato è regolata dalla Legge 281/91, una norma che secondo ENPA è tra le più avanzate al mondo nella tutela dell’animale. Innanzitutto, la norma proibisce l’abbattimento del randagio se non per eutanasia in presenza di malattie incurabili o di grave e comprovata pericolosità.
Inoltre, la legge pianifica una rete di assistenza che fa capo ai Comuni e alla Polizia Municipale. Se hanno la fortuna di sopravvivere allo smarrimento o, peggio ancora, all’abbandono, i cani trovati sono portati in un canile sanitario. I cani semplicemente persi e dotati di tatuaggio o microchip possono tornare ai padroni, mentre quelli non riconosciuti e quelli abbandonati, una volta curati, vengono portati al canile rifugio. I più fortunati saranno adottati da nuove famiglie, gli altri rimarranno in canile.

Quanti cani vivono nei canili italiani?
Gli ingressi nei canili sanitari sono stimati intorno ai 90 mila annui: la LAV riporta che nel 2017 il numero esatto fornito dalle Regioni è di 91.021 cani, di cui 34.224 restituiti al legittimo proprietario (38%). La Lombardia è la regione che ha avuto più ingressi nei canili sanitari, 10.593. Anche nel 2016 era la regione con il numero più alto, 11.623. Questo non significa che la Lombardia sia la regione più afflitta dal randagismo: l’ENPA avverte di prendere il dato con prudenza. Più ingressi nei canili sanitari può voler dire una migliore efficienza nel recupero di animali, soprattutto in riferimento alla percentuale di cani poi restituiti ai proprietari.

Nel 2016, il Ministero della Salute aveva contato 88.862 cani entrati nei canili sanitari. Difficile comunque tracciare un trend: secondo LAV, negli ultimi dieci anni il fenomeno del randagismo è leggermente in calo ma sia LAV sia ENPA invitano alla prudenza nel leggere questa flessione come davvero strutturale. Queste cifre non forniscono il numero degli abbandoni: in questi ingressi possono esserci anche animali semplicemente smarriti che poi, una volta identificati, ritornano al proprietario. Il fenomeno dell’abbandono ha numeri maggiori, visto che tanti animali non vengono recuperati poiché morti, dispersi o tornati in uno stato selvatico, ingrandendo le fila degli animali randagi in stato di libertà che vagano per strada o nelle campagne.
Per quanto riguarda invece i canili rifugio, ovvero strutture adibite all’accoglienza del cane in attesa di adozione che non ha più bisogno di accertamenti o assistenza medica, la LAV ha contato per il 2017 una presenza di 114.866 cani (+9% rispetto al 2016). Questi cani sono collocati soprattutto al Sud: più di 82 mila cani (cioè il 72% sul totale della popolazione stimata) si trova nei canili rifugio del Mezzogiorno. Rispetto al 2006, però, il calo è sostanziale: quasi 35 mila animali in meno per un -23% sul piano nazionale.

Al sud e nelle isole è molto più bassa anche la percentuale di ritorno degli animali recuperati presso i padroni: come detto il dato nazionale è intorno al 40%, nel sud scende al 6%. Questo dato abbassa drasticamente la media nazionale, trainata dal nord con il 69% di restituzioni. Nel centro il dato si attesta al 39%.

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Categorie: Curiosità