Era il 2013 quando venne trovato un cane maremmano senza vita dopo essere stato trafitto da un dardo scagliato da una balestra a Fabrica di Roma. Indagato e poi imputato per l’orribile gesto che aveva cagionato la morte del cane, fu un militare vicino di casa dei padroni della bestiola uccisa, nel cui domicilio venne sequestrata una balestra in grado sparare dardi mortali.
Dopo sette anni di processo, sottolineati dal contrasto tra i periti delle parti il giudice si è pronunciato a favore dell’assoluzione dell’imputato con la classica formula “insufficienza di prova” oggi rubricata all’art. 530, comma 2° del codice procedura penale.
Un epilogo triste e deludente per l’Enpa e l’associazione animalista “Incrociamo le zampe” che si erano costituite parti civili oltre il proprietario del cane ucciso.
La crudele uccisione di questo cane con un dardo non è purtroppo un caso isolato.
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