L’uccisione degli esemplari “cuccioli” è stata giustificata come parte del cosiddetto programma “scientifico” di caccia alle balene, con l’obiettivo, a detta dei ricercatori giapponesi di acquisire dati sull’età, le dimensioni e le abitudini alimentari delle balenottere
Nel corso dell’ultima battuta di caccia ai cetacei nelle acque giapponesi dell’Oceano Atlantico, sono state uccise 333 balene. Di queste, 181 erano femmine, delle quali 122 incinte, mentre 114 erano esemplari giovani e ancora immaturi. A rivelarlo è stato un rapporto redatto dal comitato scientifico della Commissione baleniera internazionale, nel quale si legge che “il tasso di gravidanza apparente degli animali campionati era elevato (95,3 per cento)”.
La caccia ai cetacei è inoltre avvenuta utilizzando arpioni con punte munite di granate esplosive, un metodo controverso visto che l’animale muore sul colpo solamente dal 50 all’80 per cento delle volte.
L’uccisione degli esemplari “cuccioli” è stata giustificata come parte del cosiddetto programma “scientifico” di caccia alle balene, con l’obiettivo, a detta dei ricercatori giapponesi di acquisire dati sull’età, le dimensioni e le abitudini alimentari delle balenottere che nuotano tra l’Australia e l’Antartide.
I documenti pubblicati mostrano che il Giappone ha classificato le ultime mattanze come “campionamento biologico” che mira a indagare “la struttura e le dinamiche dell’ecosistema marino dell’Antartico”.
Nonostante la “scusa” della ricerca scientifica, il Giappone consente anche la vendita della carne di balena nei mercati e nei ristoranti.
Il Giappone afferma di dover estrarre il contenuto dello stomaco delle balene “per stimare la composizione e il consumo delle prede”, in quanto lo spessore, il peso e la circonferenza del grasso sarebbero indispensabili per studiare le condizioni nutrizionali dell’animale.
Il governo giapponese sostiene che, per stimare l’età di una balena, sono necessari “metodi di campionamento letali”, che comportano l’esame dell’estensione dei tappi di cerume che si accumulano nelle orecchie di una balena nel corso della sua vita.
Delle 344 balene a cui le navi nipponiche hanno sparato i loro arpioni muniti di granate, 11 sono riuscite a scappare, nascondendosi tra i densi ghiacci marini.
La responsabile del programma dell’International Humane Society, Alexia Wellbelove, ha dichiarato: “L’uccisione di 122 balene in stato di gravidanza è una statistica scioccante ed evidenzia la crudeltà della caccia alle balene in Giappone”.
Secondo Wellbelove, si tratta di “un’ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, della natura veramente raccapricciante e non necessaria delle operazioni di caccia alla balena, specialmente quando le indagini non letali si sono dimostrate sufficienti per la ricerca scientifica”. (Fonte: tpi.it)
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