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Violenza sugli animali inserita tra i criteri di assegnazione dei divieti ai film. ENPA: un passo avanti per la tutela degli animali e l’educazione delle nuove generazioni

11/02/2025

 

Dal 1° febbraio 2025 è ufficialmente in vigore un decreto che introduce un’importante novità nella classificazione cinematografica: la violenza sugli animali è stata inserita tra i criteri che determinano le fasce di divieto dei film. Si tratta di un risultato storico ottenuto grazie al lavoro dell’Ente Nazionale Protezione Animali, che da anni partecipa alle commissioni di valutazione del Ministero della Cultura. Fino ad oggi, sebbene in ognuna delle 7 commissioni della Divisione Cinema ci fosse in ruolo un membro delle associazioni animaliste, la violenza contro gli animali non rientrava tra i criteri espliciti di valutazione, rendendo difficile applicare restrizioni anche a opere contenenti evidenti maltrattamenti sugli animali. Grazie al processo di revisione, il nuovo Decreto direttoriale n. 279 del
30 gennaio 2025 ha finalmente consentito di colmare questa lacuna. Adesso, l’icona “violenza”, che indica la presenza di contenuti potenzialmente dannosi per i minori, comprende esplicitamente anche maltrattamenti sugli animali e sull’ambiente, riferendosi non solo alla violenza fisica ma anche alle forme di non rispetto dei bisogni etologici degli animali.
Un cambiamento culturale necessario. Con questa modifica alle linee guida per la classificazione delle opere cinematografiche e audiovisive, il sistema di divieti (che prevede le fasce: opere per tutti, non adatte ai minori di 6 anni, non adatte ai minori di 10, vietate ai minori di 14 e vietate ai minori di 18), acquisisce infatti due nuovi principi fondamentali:Vita di Pi
1. La violenza sugli animali viene equiparata a quella sugli esseri umani, riconoscendo la correlazione tra maltrattamenti sugli animali e pericolosità sociale, come evidenziato da diversi report delle forze dell’ordine e delle associazioni, in primis Enpa, che con Link Italia porta avanti da anni la battaglia per il riconoscimento della pericolosità sociale di questi atti.
2. Un film che mostra violenza sugli animali è diseducativo e dannoso per i minori, in quanto normalizza atteggiamenti crudeli e favorisce una cultura di mancato rispetto verso gli esseri viventi.
L’inserimento di questo criterio rappresenta un passo avanti fondamentale per la tutela degli animali e l’educazione delle nuove generazioni. Un risultato ancora più rilevante alla luce dei dati dell’Enpa.
Questa vittoria assume un peso ancora maggiore se si analizzano i dati dell’Ufficio Legale Enpa, che evidenziano un aumento preoccupante dei reati connessi ai minori nei confronti degli animali.
L’Enpa ha registrato un incremento significativo delle richieste di riconoscimento della pericolosità sociale, passate dal 5% nel 2023 al 19,5% nel 2024.
Questo dato – afferma Enpa – dimostra come i maltrattamenti sugli animali non siano atti isolati, ma indicatori di una violenza sempre più crudele, che coinvolge spesso i minorenni. Secondo le denunce presentate dalla Protezione Animali, il 5% dei reati segnalati è stato commesso da minori, con episodi di particolare efferatezza. Le specie più colpite risultano essere i cani (44,83%) e i gatti (20,69%)”.
Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa: “Proteggere gli animali significa proteggere l’intera comunità. La crudeltà contro un animale è un segnale che non possiamo ignorare. Dobbiamo riconoscere questi atti per quello che sono: un pericolo per tutti. Riconoscere questo nesso importante anche nel cinema è un passo fondamentale per il quale lavoriamo da tanti anni. L’Enpa continuerà a vigilare affinché la rappresentazione degli animali nei media rispetti principi etici e di sensibilità e a lavorare per rafforzare il legame tra la protezione animale e la sicurezza sociale”.


Categorie: Animali e Cultura