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Veterinari condannati in via definitiva per uccisione di 9 cani a L'Aquila. L'Enpa torna a chiederne la radiazione dall'ordine

01/10/2013

I due dottori de L’Aquila, condannati in appello per l’uccisione di nove cuccioli di cane con un’iniezione letale perché il canile non avrebbe avuto posto per accoglierli, sono ancora a tutti gli effetti dei “veterinari”. Una situazione che vede due assassini di cuccioli ricoprire il ruolo di chi gli animali li ama, li tutela e li cura.
Con una lettera ufficiale inviata al presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari della provincia dell’Aquila, l’Enpa è tornata a chiedere la radiazione dei due veterinari condannati in via definitiva per la soppressione di 9 cani, avvenuta in violazione della normativa della normativa nazionale 281/91 “Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo”.
Questo secondo l’Enpa rappresenta un atto dovuto: l’atto giudiziario definitivo che condanna i due veterinari implica la loro radiazione perché, come specifica il Dpr 221 del 1950, con tale condotta essi hanno compromesso gravemente la loro reputazione e la dignità dell’intera classe sanitaria.
«Riteniamo estremamente grave che dopo la sentenza i veterinari non si siano dimessi e che l’ordine non sia intervenuto immediatamente, motu proprio, con il provvedimento disciplinare da noi più volte richiesto – commenta Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa -. Riteniamo inoltre che la loro presenza sia decisamente incompatibile con quella dei numerosissimi medici veterinari che invece dimostrano grande dedizione e impegno nell’esercizio della loro professione.»


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