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Una contessa, un generale e un medico: così nasce la Società torinese Protettrice degli Animali

20/02/2021

Nel 1871 il generale Giuseppe Garibaldi era stato sollecitato esplicitamente da una nobildonna inglese, lady Anna Winter, contessa di Southerland, membro della RSPCA e studiosa italianista – indignata dal cattivo trattamento verso gli animali – a costituire una Società di protezione degli animali in Italia.
L’interessamento della Winter era una conferma della diffusione fuori dalle isole britanniche del proselitismo della RSPCA nel campo del protezionismo in Europa e negli Stati Uniti, e per la costituzione di nuovi sodalizi.
Garibaldi aveva incaricato con una lettera inviata da Caprera il 1° aprile 1871 il medico frenologo Timoteo Riboli di occuparsi della tutela e della difesa delle specie animali nel nostro paese. «Mio caro Riboli, vi invio una lettera della signora Winter. Vi prego di istituire tale Società annoverando la signora come presidente ed io come socio. Vostro G. Garibaldi. Caprera, 1° aprile 1871».
La lettera di Anna Winter e quella di Garibaldi erano state pubblicate l’11 aprile nella Gazzetta di Torino insieme alle prime adesioni che intanto stavano arrivando al comitato costitutivo.
Era nata la «Società Protettrice degli Animali contro i mali trattamenti» che subiscono dai guardiani e dai conducenti che subito si era trasformata in Società Torinese Protettrice degli Animali mantenendo intatto l’obiettivo della prima Società, cioè il superamento delle sevizie e degli abusi su- biti dagli animali da fatica.
A lady Winter era stata affidata la presidenza onoraria e Garibaldi era stato iscritto come socio fondatore.
La nuova Società ha fatto fronte a diverse difficoltà legate alla diffidenza dei giornali, all’indifferenza del pubblico e alla mancanza di mezzi finanziari.
Attraverso una campagna di informazione il primo ostacolo era in gran parte superato con il crescente interessamento da parte della Gazzetta Piemontese, la Gazzetta di Torino e del conte di Cavour, mentre l’indifferenza del pubblico era all’inizio superata con l’attiva propaganda degli iscritti e la pubblicazione di un calendario distribuito gratuitamente a tutti i conduttori di veicoli, con notizie utili alla cura degli animali e sugli scopi della Società.
Per quanto riguarda il finanziamento, era grazie all’interessamento della contessa Winter che vennero raccolti nella sua cerchia di conoscenze inglesi al punto che la Società potè svilupparsi.
Lo statuto del nuovo ente era stampato nel 1872 dopo l’incarico al suo presidente di nominare una commissione di cinque membri per la compilazione.
Nel nuovo statuto – pubblicato in quattro lingue, italiano, inglese, francese e tedesco – i soci, che si distinguevano in effettivi, benemeriti ed onorari dovevano portare «seco un distintivo per farsi conoscere e rispettare dai conduttori genti municipali e dalla forza pubblica, onde aver diritto di ammonire i trasgressori e mano forte contro di essi a denunziare alle rispettive autorità i trasgressori punibili con: a) Multe; b) Sequestri dei veicoli c) Arresto personale» (art.4). […]
Il regolamento prosegue con: «Tenere ugualmente nota di coloro, che tratteranno male tanto sotto la fatica quanto nel loro semplice trasporto (sia per i mercati sia pel macello) gli animali da essi dipendenti, e, a norma delle vigenti leggi, ammonirli, richiamarli al dovere, ed in caso di ostinatezza, caparbietà o irragionevolezza, sottoporli a quelle Attraverso questo articolo del regolamento si coglie come il carattere della Società si fondava sul raggiungimento del suo scopo educativo attraverso un’azione preventiva ed una repressiva: «il premio ed il castigo» come scrisse Rostagni nel suo resoconto storico sulle attività della Società.
Lotta ai maltrattamenti e alla crudeltà quindi. Proprio perché le bestie «sono destinate a recar servigi, questi [l’uomo] non deve infliggere loro tormenti inutili, i quali riuscirebbero ad una diminuzione di questi servigi». Nell’ambito di questa impostazione, la Società non puniva né gli esperimenti di fisiologia sugli animali, al fine di conoscere le funzioni degli organismi viventi, né la macellazione a fini alimentari per la quale veniva raccomandato di usare metodi in grado di limitare le sofferenze. In questo caso la raccomandazione era di non fare soffrire troppo gli animali «nell’interesse medesimo di chi deve cibarsene, perché le carni riuscirebbero dannose alla salute».
I mezzi per realizzare questi obiettivi erano rimasti gli stessi per anni: persuasione e convincimento attraverso pubblicazioni speciali e pubbliche conferenze.
Anche a distanza di quasi trent’anni dalla sua costituzione, l’obiettivo principale della Società era rimasto quello educativo: «Educare, ingentilire l’animo: ecco il fine ultimo e precipuo della nostra Società, che vorrei composta non di poche centinaia di soci, ma di migliaia di cuori benefici, come perno di una radicale educazione la quale col tempo darebbe maggiori frutti di progresso di quello che posso- no dare le vive lezioni delle scienze naturali all’umanità e l’ostinata pedagogia che mira unicamente ad una superficialità effimera anziché al radicale svolgimento di quelle facoltà che sono poi il lavoro della nostra esistenza».
Grazie all’attivismo della contessa Winter nascono rapporti con la Società di Londra «la quale per antichità, per mezzi d’azione, per influenza e pel numero dei suoi componenti, può dirsi la madre di tutte le Società zoofile del mondo». Nel 1879 la regina Vittoria d’Inghilterra di ritorno da un viaggio sul lago Maggiore aveva ricevuto Riboli e alcune attiviste della Società. Ritornata in Inghilterra aveva scritto a Riboli una lettera in cui dichiarava di accettare volentieri il patronato onorario che le era stato offerto.
I rapporti erano consolidati anche con la Società di New York e con le altre italiane con le quali si era cominciato da subito a costituire un coordinamento. La Società era stata costituita in Ente morale con Regio Decreto (d’ora in avanti R.D.). 28 settembre 1889.
Tratto da: Andrea Maori, “La protezione degli animali in Italia – Storia dell’Enpa e dei movimenti zoofili ed animalisti dalla metà dell’Ottocento alle soglie del Duemila”, 2016, Edizioni Enpa, Roma.


Categorie: Animali e Cultura