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“Un fiore per Kylie”, sette racconti per parlare di animali. Animali visti attraverso lo sguardo degli uomini. Parte del ricavato a Save the Dogs

16/06/2014

Ottavio D’Alessio Grassi, autore del libro“Un fiore per Kylie” ci parla di gatti, mucche, maiali, cavalli, orsi e rondini visti da noi. Con gli occhi di noi adulti, di noi bambini. Sguardi e sensibilità differenti, a seconda delle epoche e delle latitudini.
Il salvataggio di una gatta in fuga, l’attesa del ritorno delle rondini al nido, la sensibilità di una bambina Down, un viaggio alla ricerca delle proprie radici, il pentimento di Tien, raccoglitore di bile d’orso. E poi la resurrezione della carne, la nemesi animale, una sorta di preconizzazione del giudizio universale, confinato in un mercato cittadino. E infine, riflessioni in una pausa pranzo, un fulminante confronto a due tra misticismo e scetticismo.
Storie di uomini e di bambini nel loro complesso rapporto con la natura che li circonda, visioni contrastanti, sentimenti diversi, e il fascino, talvolta la nostalgia che essa suscita. Sullo sfondo, l’ingombrante peso di una cultura spesso ancora pervasa dalla supponente, quanto fallace, convinzione di essere, come uomini, altro rispetto all’ecosistema.
Da ciascuno di questi racconti, è il tema della visione antropocentrica dell’uomo che affiora, come dal fiume gli occhi di una lontra. Un tema antico, una guerra vinta, ma mai terminata. Un conflitto crudele e testardo nel quale i vincitori sembrano però sempre più percepire la vanità della loro vittoria.

Introduzione dell’autore

«Gli manca solo la parola». Chiunque abbia avuto un cane, almeno una volta questa frase l’ha pronunciata.
È una frase come tante, di quelle che vanno bene in ogni circostanza. Come quando incontri qualcuno in ascensore, non sai cosa dire e allora interrompi il flusso dei pensieri spegnendo quel silenzio imbarazzante. Parli del tempo, delle mezze stagioni, o del fatto che i politici sono tutti uguali, e via discorrendo.
Tuttavia, diversamente da molte, questa frase un pregio ce l’ha: possiede cioè la forza di evocare quello che non viene detto. E questo, a pensarci bene, non è poco.
Perché ciò che non viene detto è che loro, gli animali, hanno tutto il resto: hanno carattere, personalità, intelligenza, provano sentimenti, emozioni, gioie e dispiaceri. Provano dolore. E anche questo, noi che sappiamo cos’è il dolore, a pensarci bene non è poco.
Studiosi affermano che gli animali possiedono capacità deduttive, di ragionamento e persino di pensiero etico. Konrad Lorenz sosteneva che avessero una coscienza e che l’uomo non fosse perciò il solo ad avere una vita interiore soggettiva.
Se le cose stanno così, si comprende quanto sia arduo per noi umani accettare queste verità. Perché come spesso succede con le verità scomode, anche queste creerebbero un problema, un gigantesco problema. Dunque, meglio far finta di nulla, meglio tacere piuttosto che ammetterlo. Ammettere cioè, traendone le conseguenze, che gli animali hanno in sostanza tutto quel che serve per essere “universalmente” riconosciuti come esseri senzienti. Tutto… tranne, appunto, la parola. (segue)


Categorie: Animali e Cultura