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Un bel prato ma nel rispetto degli animali, i diserbanti usati nei giardini sono un rischio cancro vescica e contaminazione con l’uomo

10/05/2013

Chi tiene un cane in giardino dovrebbe rinunciare ai disserbanti che contrastano le piante infestanti,
perche’ possono mettere a rischio la salute di animali e umani. Secondo un nuovo studio, infatti, i cani stanno ingerendo e inalando i diserbanti, che sono stati associati con il cancro della vescica, e possono trasmettere la contaminazione ai loro padroni.
Il dipartimento di Scienze cliniche veterinarie dell’Universita’ Purdue, nello stato Usa dell’Indiana, ha analizzato l’esposizione degli animali agli erbicidi che contengono sostanze chimiche come l’acido diclorofenossiacetico, l’Mcpp e il Dicamba, sostanze che restano in quantita’ apprezzabile su prati e giardini anche dopo 72 ore dal trattamento. L’esposizione avviene con l’inalazione, l’ingestione o il contatto transdermico.
I cani, spiega l’autrice del rapporto Deborah Knapp a Discovery News, ”ingeriscono le sostanze chimiche direttamente dalle piante o leccandosi le zampe e il pelo dopo essere stati a contatto con i diserbanti”. La prova e’ emersa dall’analisi delle urine di cani che vivono in giardini trattati con
diserbanti e in cui sono state trovate tracce delle stesse sostanze chimiche. Le sostanze sono state rinvenute anche nelle urine di alcuni cani che non vivono in giardini trattati perche’, prosegue Knapp, ”il vento puo’ trasportare gli erbicidi fino a 15 metri di distanza dal sito trattato”,
direttamente nel giardino del vicino. Le sostanze chimiche presenti nei pesticidi, spiega John
Reif, professore emerito di Epidemiologia della Colorado School of Public Health, ”sono state associate a un aumentato rischio di cancro nei cani e negli essere umani”. Tali sostanze si depositano sul pelo e sulle zampe dei cani, che possono quindi contaminare anche la casa e i padroni. Per questo, conclude Reif, ”lo studio ha implicazioni potenzialmente importanti per
la salute umana, a cominciare da quella dei bambini, e quindi andrebbero condotti ulteriori studi” sulla possibile trasmissione da cane a uomo. (ANSA).


Categorie: Curiosità