Nel borgo dolomitico di Pecol, nel bellunese, dopo l’incredulità per la notizia che”Bambotto”, un cervo di sette anni ‘mascotte’ della piccola comunità, era stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da un mano di un cacciatore appena 23enne, ma già pieno di cattiveria e vigliaccheria, nel paese e si è diffuso il dolore e la rabbia per un gesto così vile e crudele verso un animale che aveva sempre mostrato affetto e mansuetudine verso gli abitanti da cui era pienamente ricambiato. Bambotto – ricorda un commento di una residente – era nato 7 anni fa a Pecol ed era stato portato dalla mamma sullo zerbino di un’abitazione. Da allora è diventato il cervo di Pecol. Tutti lo conoscevano, anche i media avevano dedicato dei servizi a questo splendido cervo che girava le case del paese affacciandosi alle finestre per un bocconcino e farsi accarezzare.
Su una pagina facebook locale si ricorda che “l’opinione pubblica condanna il gesto senza se e senza ma. Il cacciatore anonimo locale codardo non ci mette nemmeno la faccia. Ma si dice che nel paese tutti sanno chi è l’autore del spregevole gesto” Alcuni cacciatori avrebbero dichiarato di averlo ucciso dopo aver ricevuto segnalazioni, negli ultimi tempi, di una sua presunta aggressività.
L’ENPA ha espresso il suo sconforto per questa ennesima uccisione senza altro motivo che disumana malvagità che neppure chi dovrebbe punisce.
«Siamo veramente addolorati per la morte di Bambotto, cervo mascotte del borgo di Pecol, nel Bellunese. Il povero animale sarebbe stato ucciso da un cacciatore, per il quale evidentemente non era concepibile che uomini e animali selvatici potessero convivere in pace e serenamente. Il nostro ufficio legale sta valutando la possibilità di agire legalmente contro il carnefice di Bambotto». Lo dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali, che prosegue: «La morte del cervo di Pecol non è un caso isolato ma è il frutto di una deriva venatoria che in atto da mesi; di una clima avvelenato che ha prodotto nella doppiette, spalleggiati da governo e maggioranza, un senso di onnipotenza che li spinge ad sparare e uccidere animali a più non posso. Con la convinzione che la politica arriverà in loro soccorso varando una qualche sanatoria a misura di cacciatore».
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