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Tratta dei cuccioli

07/06/2011

Importati dall’Est, non sono vaccinati: spesso muoiono dopo pochi giorni. Inchieste a Torino, Pinerolo e Ivrea: decine di sequestri in negozi e allevamenti
Vittime della tratta sono soprattutto cani di piccola taglia, razze toy, come chihuahua o yorkshire, ma anche alcuni gatti, trasportati attraverso le frontiere a bordo di furgoni. Senza vaccinazioni per la rabbia, con certificati di nascita contraffatti, sottoposti a viaggi estenuanti. Tre i filoni di inchiesta aperti negli ultimi mesi dalle procure di Ivrea, Pinerolo e Torino, dove ad occuparsi della tratta di cuccioli è il sostituto procuratore Andrea Padalino. Decine gli animali sequestrati dall´inizio dell´anno sia in alcuni tra i più noti negozi di Torino e provincia, sia tra i grossisti che li importano e li distribuiscono. Diverse le ipotesi di reato: dai maltrattamenti al falso dei documenti, dalla veicolazione di malattie alla frode in commercio, in attesa che sia varata una proposta di legge, presentata qualche tempo fa, che individui il reato di tratta di animali da compagnia.
Ma nel mirino degli investigatori ci sono anche le procedure di controllo da parte dei veterinari delle Asl. Molti dei cani sequestrati sono stati trovati in pessime condizioni di salute. Un animale su quattro in genere muore e, trattandosi spesso di infezioni, basta che in una partita ci sia un cane malato per contagiare tutti gli altri. Durante le perquisizioni sono stati individuati anche terreni ridotti a cimiteri, dove diversi cani erano stati seppelliti senza troppe cure: alcuni presentavano segni di soffocamento, a molti era stato praticato un taglio all´altezza del collo per estrarre il microchip e, è facile supporlo, riciclarlo su un altro animale. Il traffico di animali è un business dalle proporzioni enormi se si calcola che nei cascinali dell´Ungheria, della Slovacchia o della Bielorussia un cucciolo viene pagato circa 50 euro, mentre in Italia è rivenduto a 700-800, che è comunque la metà di quanto costa acquistarlo in un allevamento italiano. E i numeri, come denunciano varie associazioni animaliste, sono in continua crescita: si stima che decine di esemplari ogni mese arrivino illegalmente a rifornire il mercato torinese attraverso i canali di un pugno di importatori. «Per ora su questa vicenda c´è il segreto istruttorio – ha spiegato Michele Di Leva, consigliere nazionale dell´Organizzazione internazionale per la protezione degli animali – ma siamo pronti a costituirci parte civile in un eventuale processo per contrastare un fenomeno che è presente da diversi anni e non si riesce ad arginare».
In questo fenomeno c´è anche un risvolto preoccupante – etraffico_cuccioli_320x200 drammaticamente attuale visto quello che sta accadendo con la febbre suina – per la salute pubblica: perché spesso i cuccioli sono affetti o portatori di patologie che sono contagiose anche per i loro padroni, soprattutto per i bambini. Può trattarsi di semplici quanto fastidiose gastriti o eruzioni cutanee, ma non va sottovalutato che nei paesi di provenienza la rabbia silvestre è una malattia che non è stata debellata e l´idea di importarla nel nostro paese paventa scenari di decenni fa. Almeno il 60 per cento degli animali controllati durante le perquisizioni, infatti, non era in possesso della vaccinazione antirabbica, che per una norma europea deve essere eseguita al compimento del terzo mese e per l´esportazione occorre aspettare altre tre settimane perché gli anticorpi si sviluppino. In tutto 111 giorni: troppi per chi deve vendere un animale. Perché è proprio quando il cane è un batuffolo che i bambini si attaccano alla vetrina e implorano mamma e papà di comprare un cagnolino.

 Fonte: larepubblica.it

 Arrivano a migliaia, illegalmente, dopo viaggi di 11 ore attraverso l’Europa. Ma metà di loro non sopravvive.


Categorie: Animali e Cultura