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Tek, il cane del parroco morto, ha perso il suo migliore amico e il ricovero, il nuovo prete non lo vuole

13/02/2014

L’amore per gli animali non è condiviso da tutti ma l’aridità e l’indifferenza sono inaccettabili in un uomo vocato a divulgare il bene e la compassione come un sacerdote. Per questo riportiamo la vicenda di Tek, il vecchio cane del curato morto e inviso al nuovo parroco tanto che vorrebbe farlo sopprimere. La notizia è stata diffusa dalle volontarie dell’associazione  onlus APACHI di Chivasso a cui il sacerdote impedisce anche di sfamare Tek.
Don Tullio aveva un cane, era suo e lo amava. Un cagnone, a dire il vero, con testone dagli occhi umani su un corpo robusto e ricoperto di un folto pelo nero. Due solitudini che andavano insieme nella vita condividendo la serenità e la pace di un animo mite, di un cuore privo di cattiveria, un rapporto dignitoso e corretto che sapeva collegare senza egoismo l’amore per gli uomini all’amore per il Creatore e per tutte le sue meravigliose creature. I giorni passavano, il campanile all’ombra del quale si aggirava libero TEK, l’amato cane di Don Tullio, proteggeva questo rapporto dignitoso, colmo di attenzioni reciproche tenere e delicate. Ma, ahimè, tutti siamo mortali e anche per Don Tullio, parroco molto amato e stimato, venne il giorno del ritorno alla casa del Padre tra il compianto generale. Nessuno si ricordò di TEK che silenziosamente, ma col testone ripiegato, continuava a sostare dietro la porta da cui vedeva ogni giorno comparire il suo compagno umano con qualche bocconcino prelibato o anche solo con la voce gioiosa e la carezza pronta. Si giocava un po’ tutt’e due nello spazioso cortile, a volte spuntavano palline da rincorrere, bastoncini da afferrare al volo, Don Tullio dimenticava per qualche ora le incombenze tanto gravose e importanti e spesso il suo amico cane aveva il permesso di seguirlo e distendersi nella cuccia, accanto ai suoi piedi mentre era intento agli impegnativi lavori di tavolino.

Quando Don Tullio fu portato al cimitero, TEK non riusciva a rassegnarsi, non capiva, nessuno gli spiegava qualcosa, nessuno si ricordava di lui. Dopo giorni di attesa si convinse a mangiare quella ciotola di cibo che un’anima buona veniva a portagli quotidianamente, ma non si rassegnò a non aspettare più il suo padrone. Lo tosarono in estate, gli dettero acqua, cibo, e qualche carezza, qualche parola incoraggiante. Lo curarono e protessero dall’inverno. Ma oggi l’ombra del campanile non è più sua. Deve sloggiare. Ora che è vecchio, triste e senza speranza ? Sì, ora, in fretta, è urgente. Le cose cambiano, i giorni distruggono tutto ciò che sembrava irremovibile e fermo fino ad ieri. TEK deve andar via, dove ? Nessuno lo sa. È vecchio, è triste, nessuno lo vuole. Don Tullio, pensaci tu. Siamo certi che avrai pietà del tuo antico compagno di giochi e di serenità. Siamo sicuri che TEK potrà amare altri come ha amato te. Ti preghiamo, fagli trovare una Persona come te che lo ripari dal freddo, dal caldo, e dall’indifferenza crudele degli uomini.


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