Mini Winnie è una deliziosa cucciolina di bassotto focato del tutto simile agli altri ma, a renderla speciale e famosa, è l’essere il primo cane clonato del Regno Unito.
La bassottina appartiene alla 29enne Rebecca Smith ,di West London, che ha partecipato a un concorso indetto dalla societa’ sud coreana Sooam Biotech, vincendo la possibilità di clonare la sua bassotta Winnie di 12 anni, pari a un valore di 60mila sterline.
L’azienda coreana ha già clonato circa 500 cani grazie all’opera del controverso scienziato Hwang Woo-suk, che nel 2005 creò Snuppy, primo cane clonato al mondo.
L’operazione e’ stata possibile prelevando un campione di pelle della bassotta Winnie, ormai di una certa età e, come ha spiegato la padrona Rebecca, potrebbe lasciarla entro pochi anni.
Gli scienziati sudcoreani hanno impiantato il Dna di Winnie nell’uovo di un donatore, ottenendo un embrione che è stato poi trasferito in una madre surrogata. Il procedimento è lo stesso seguito per la prima volta nel 1996 dai ricercatori scozzesi del Roslin Institute di Edimburgo, che clonarono il
primo animale al mondo, la pecora Dolly. Secondo le leggi inglesi sulla quarantena, la cucciola prima di mettere zampa sul suolo britannico dovrà restare in Corea del Sud per sei mesi. Gli esperti avvertono che un cane clonato potrebbe avere una personalità e un carattere del tutto diversi dall’originale. Ma Rebecca è soddisfatta: “Mini Winnie – ha dichiarato – è identica all’originale, la mia vecchia Winnie”.
Al di là degli aspetti emotivi che potrebbero entusiasmare gli animi illusi di poter rendere immortale il proprio amico a quattro zampe, le tecniche di clonazione nascondono, nei fatti, una logica fondata su interessi economici e speculazione sulla vita di animali “da laboratorio”, finanziata dalle vane speranze di chi ha perso, o sta perdendo, il suo compagno a quattro zampe e pensa di poter manipolare la vita a nostro uso e consumo.
“L’idea di poter ordinare la nascita di cani come oggetti è ripugnante, sia dal punto di vista etico che scientifico – dichiara Michela Kuan, responsabile Lav settore Vivisezione -. L’indice di fallimento per gli esperimenti di clonazione rimane altissimo, quindi anche in questo caso l’esperimento prevede lo sfruttamento e la sofferenza di animali che vengono usati come bacini di produzione di animali-copia. Inoltre, l’essere vivente è il frutto di varie componenti e quella genetica ne rappresenta al massimo il 50%: è impensabile ottenere una copia identica dell’individuo che ci è stato vicino per anni perché, come dice la parola stessa, è unico”.
Categorie: Curiosità
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