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Saranno gli animali, nel carcere di Chieti, ad affiancare i genitori reclusi negli incontri con i figli

14/02/2013

Pet-Therapy in carcere per accogliere i figli di detenuti durante i colloqui e “temperare” l’impatto della struttura carceraria. Accade nella casa circondariale di Chieti, dove grazie ad un finanziamento straordinario del provveditorato regionale per l’Amministrazione Penitenziaria, e’ stato avviato un progetto di attivita’ assistite dagli animali unico nel suo genere. L’istituto penitenziario di Chieti, spiega la cooperativa sociale Diapason Onlus, e’ il primo in Italia ad utilizzare la Pet-Therapy in favore dei figli minori dei genitori detenuti durante i colloqui settimanali, un “progetto ‘pilota’ rispetto al panorama nazionale ed internazionale”.
“Gli obiettivi principali sono quelli di favorire l’aggregazione affettiva del nucleo familiare durante i colloqui – spiega la cooperativa -, di temperare l’impatto della struttura carceraria sui minori che vi fanno ingresso e di accompagnare il momento dell’uscita, ovvero del distacco dalla figura genitoriale: in questo senso gli animali, durante la visita, fungono da veri e propri ‘mediatori familiari’, ed anche da distrattori nonche’ da supporto emotivo transizionale durate le entrate e le uscite”. Il progetto e’ realizzato in collaborazione con la Facolta’ di Psicologia dell’Universita’ D’Annunzio di Chieti che provvedera’ a rilevare l’efficacia sul benessere psico-fisico dei bambini e dei genitori detenuti. “Durante il primo mese si sono gia’ constatati risultati favorevoli sullo stato d’animo dei bambini e sulla serenita’ delle famiglie durante il colloquio – spiega la cooperativa -, ma anche sull’educazione al rapporto con il mondo animale. L’azione intende non solo consolidare la tradizionale attenzione dell’Istituto teatino per le problematiche connesse al vissuto genitoriale dei detenuti ed all’accoglienza dei minori, ma costituire un elemento di innovazione rilevante anche dal punto di vista scientifico”. (www.redattoresociale.it)


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