L’uomo non perde occasione per mostrarsi il più crudele dei predatori, lo conferma la strage avvenuta a a San Pietro Avellana, in provincia di Isernia, dove 15 i cani da tartufo sono stati avvelenati facevano bene quanto gli era stato insegnato ed erano rivali da eliminare. La tartufaia dove è stato sparso il veleno, probabilmente lumachicida, è una appezzamento di pregio in quella che è considerata la patria del tartufo molisano. In attesa dei risultati necroscopici e per consentire la bonifica in sicurezza, un’ordinanza ha deciso la chiusura della tartufaia e anche di altre zones diverse e anche molto distanti l’una dall’altra. Le indagini sono affidate ai Forestali che con le unità cinofile anti-veleno hanno trovato diverse esche, alcune nella giornata di oggi durante i nuovi sopralluoghi.
La locale sezione ENPA ha sottolineato come il fenomeno degli avvelenamenti è di fatto un problema di sanità e incolumità pubblica: “Non solo rappresenta un rischio per gli animali domestici e selvatici, comprese le specie in via d’estinzione, ma costituisce un grave pericolo per l’ambiente e per l’uomo, in particolare per i bambini, alcuni dei quali, ricordiamo, negli scorsi anni addirittura deceduti.
La provincia d’Isernia è teatro di avvelenamenti, certamente dolosi, in particolare a danno di colonie feline, l’ultimo presso il parcheggio di un centro commerciale, frequentato peraltro da famiglie con bambini.
Devono essere puniti quelli che non esitano per non avere rivali nella ricerca del pregiato tubero a mettere a rischio i bambini, gli animali domestici e causando anche la morte di selvatici, come volpi e altri rapaci protetti e rendendo i prodotti di quei terreni tossici per il consumo umano. Battiamoci affinché queste sostanze tossiche siano vendute con tutte le restrizioni e licenze dovute per la vendita di un veleno”.
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