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"Assistance dogs: situazione europea e prospettive in Italia". Siamo in ritardo su normative per cani da assistenza

03/12/2013

L’Italia e’ indietro rispetto all’Europa nella legislazione sui cani da assistenza, quelli cioe’ che aiutano disabili o anziani, che in molti luoghi pubblici non sono ammessi perche’ equiparati a quelli da compagnia e non ad esempio a quelli per ciechi. E’ quanto e’ emerso dal convegno “Assistance dogs: situazione europea e prospettive in Italia”, organizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, in collaborazione con il ministero della Salute, alla Fiera di Verona. “La situazione italiana sui cani da assistenza – ha sottolineato Francesca Martini che, in rappresentanza dell’Ente Fiera ha salutato i partecipanti – registra a oggi un ritardo rispetto agli altri paesi europei. Servono norme snelle e chiare che permettano di far convivere situazioni di bisogno con animali che siano formati e controllati e che permettano di costruire con la persona dinamiche positive in grado di far vivere meglio entrambi”.
Presto, e’ emerso dal convegno, potrebbero arrivare delle linee guida nazionali. “Il Centro di referenza nazionale intende, con il suo apporto nella redazione delle Linee guida nazionali per
gli Interventi assistiti con gli animali – ha aggiunto Luca Farina, direttore del Centro di referenza nazionale per gli Interventi assistiti con gli animali istituito presso l’Izsve – portare un contributo nell’affrontare questa tematica”. Nel corso del workshop sono stati affrontati molti aspetti della realta’ dei cani da assistenza: dalla normativa alla situazione internazionale, dalla formazione dell’animale alle potenzialita’ di sviluppo della relazione con il disabile.
Il convegno ha avuto come ospite Danny Vancopernolle, presidente dell’Assistance Dogs International Europe e segretario generale Belgian Assistance Dog Federation.
“La persona e il cane da assistenza – ha sostenuto – rimangono insieme per tutta la vita, e formano pertanto un team, un team che nel momento in cui esce di casa necessita di diritti di accesso a cio’ che troveranno. E questi diritti devono essere sostenuti da una base normativa”. Boris Albrecht, della fondazione francese A&P Sommer ha sottolineato la preferenza francese per il termine “mediazione animale” rispetto a pet therapy. “Non e’ solo un discorso di terapia, ma piu’ in
generale di assistenza alle persone; non solo prive di vista o portatori di handicap, ma anche altre realta’, come ad esempio, le persone senza fissa dimora o i detenuti. Nella realta’ carceraria francese il 10 per cento degli istituti penitenziari ha avviato iniziative con i cani, in vista di un reinserimento
sociale e professionale dei detenuti, una volta scontata la pena. Inoltre, la mediazione di questi animali sembra favorire il miglioramento dei rapporti interpersonali, molto complessi all’interno degli istituti di pena”. In chiusura dei lavori Rosalba Matassa, dirigente veterinario del ministero della Salute, ha esposto l’impegno del dicastero per far raggiungere ai cani da assistenza lo stesso status giuridico dei cani per le persone prive di vista. “La presenza e l’impegno delle istituzioni in tal senso e’ un’importante garanzia per il benessere dell’animale e della persona assistita”. (AGI)


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