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Per Lennox, condannato a morte perche' simile a un pit bull, una speranza di vita dall’Italia. L'Enpa: "Salvatelo, pronti ad adottarlo"

20/06/2012

Lennox è un meticcio di Labrador – Bulldog americano che non ha mai dato segni di aggressività né ha mai morso qualcuno; nessuno si è mai lamentato di lui. Ciononostante, due anni fa il cane è stato prelevato a forza dalla casa di Belfast (Irlanda del Nord) dove aveva sempre vissuto ed è stato rinchiuso in canile, in attesa che un giudice decidesse se farlo vivere o morire.
Da allora il cane è stato tenuto nel più totale isolamento, senza che i proprietari abbiano mai avuto la possibilità di fargli visita; l’unica testimonianza sulle sue condizioni di vita è affidata a una fotografia che lo ritrae recluso in un box di pochi metri quadrati. Della sua incredibile storia avevamo già dato notizia, ma c’è di più. Infatti, in seguito alla separazione coatta da Lennox, la sua “padroncina” – una bambina affetta da disabilità -, ha iniziato a manifestare una sindrome post-traumatica da stress.
La sentenza che tutti i sostenitori di Lennox temevano – il caso ha mobilitato l’opinione pubblica in tutto il mondo – è arrivata pochi giorni fa: l’animale deve essere soppresso. La “colpa” del cane, secondo il giudice che ha pronunciato questo verdetto dal sapore medievale, è quella di essere troppo simile a un pitbull; vale a dire a una tipologia canina che le autorità ritengono pericolosa a priori e quindi non meritevole di vivere nel Paese da loro amministrato.
Ma c’è chi, come la presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, non ha ancora perso la speranza di salvare Lennox da una fine così orribile. Proprio oggi, infatti, la presidente della Protezione Animali ha rivolto un accorato appello all’ambasciatore del Regno Unito in Italia e al Primo Ministro nordirlandese, con il quale ha anche chiesto loro di considerare la disponibilità della Protezione Animali ad adottare il cane.
«Mi rammarico nel constatare che il vostro Paese, noto per la grande sensibilità e cultura animalista, ancora non abbia fatto proprie le indicazioni della scienza veterinaria ed etologica che suggeriscono come non possa esistere un cane aprioristicamente considerato pericoloso, solo perché appartenente ad una razza o ad una tipologia canina», ha scritto Rocchi all’ambasciatore. «Ciò che rende pericoloso un cane è il suo vissuto e le sue esperienze negative causate il più delle volte proprio dagli uomini – si legge ancora nella lettera -. Per di più Lennox non ha mai manifestato alcun comportamento pericoloso e per questo vi chiedo, a nome di tutti gli italiani che stanno seguendo questo caso, di intervenire e di considerare la nostra disponibilità ad accogliere Lennox e a garantirgli una vita serena». 


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