E’ un’esperimento che si avvia a tagliare il traguardo dei dieci anni quello degli asinelli in corsia impiegati per aiutare i pazienti affetti da patologie neuropsichiatriche. Il progetto è dell’ospedale Fatebenefratelli di Genzano, una località non lontana da Roma che al suo interno ospita una piccola fattoria dove vivono al momento quattro asinelli.
Questa struttura sanitaria è la prima in Italia e forse nel mondo ad alloggiare al suo interno questi animali usando l’onoterapia per supportare chi è affetto da patologie come autismo e Alzheimer con risultati eccellenti sulla malattia e sulla qualità della vita dei pazienti.
I quattro asinelli, Concetta, Yura, Rosina, e la piccola Margot che ha 1 mese, sono gestiti dagli operatori di Antas Onlus, un’organizzazione non profit tra le prime a credere nell’importanza delle coterapie.
L’asino è, come il cane, un animale ideale, per sua natura, offre subito accoglienza e calda protezione (con il suo morbido pelo e il calore che emana dà sensazioni positive e non si sottrae alle manifestazioni dei sentimenti che suscita), sicurezza e affidabilità (è grande, robusto, contiene sia gli abbracci che i gesti bruschi, i suoi zoccoli sono ben piantati a terra nei momenti più difficili delle interazioni, sostiene il peso di chi si rilassa sul suo corpo, ha un comportamento statico che difficilmente prevede la fuga), dialogo e interattività (è curioso, socievole e rispettoso, attivo nel cercare l’interazione con l’uomo senza tuttavia essere invadente).
Nella fattoria di Genzano tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, gli operatori Antas sono impegnati insieme a medici e pazienti in un percorso di riabilitazione che consiste prendersi cura dell’animale per migliorare il rapporto con se stessi. I ragazzi autistici praticano l’onoterapia sotto la supervisione di Giovanni Carratelli, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta. “Prima di tutto c’è un aspetto motivazionale – spiega il dottore -: questi ragazzi difficilmente si lasciano coinvolgere in qualche attività, mentre con l’asino si instaura subito un rapporto non verbale, in cui la comunicazione avviene con il contatto dello sguardo, e la relazione è finalizzata ad attività pratiche come dargli mangiare, spazzolarlo, condurlo in passeggiata. Abbiamo avuto effettive manifestazioni del fatto che prendersi cura dell’animale ha prodotto una riduzione dei gesti stereotipati e ripetitivi che caratterizzano i comportamenti autistici e un aumento della capacità di socializzare”.
Categorie: Curiosità
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