Gli strumenti per ottimizzare la convivenza con gli orsi in Trentino ci sono, ma non sono stati attuati o sono stati attuati in modo insufficiente creando situazioni conflittuali con l’uomo e con gli animali.
È in arrivo un altro ricorso amministrativo contro le ordinanze del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, emanate l’8 e il 13 aprile per l’uccisione dell’orsa JJ4. Le associazioni Enpa, Leidaa e Oipa lo depositeranno nelle prossime ore al Tar di Trento e sarà fondato su nuovi presupposti e argomentazioni aggiuntive rispetto al procedimento già in corso.
«Eventuali situazioni conflittuali con gli orsi, così come con ogni altro animale selvatico, dovrebbero essere affrontate con gli strumenti di prevenzione prescritti dalle normative», affermano le associazioni. «Dinanzi all’eventualità che si potessero verificare naturali comportamenti difensivi da parte di un’orsa con i suoi piccoli, i rappresentanti istituzionali della Pat hanno fatto poco o nulla per evitare possibili incontri fortuiti con l’animale e per informare i residenti sulla reale situazione dei luoghi».
I metodi per ottimizzare la convivenza con gli orsi e per evitare possibili conflitti ci sono ma, come dimostra la tragedia di Caldes, non sono stati attuati o sono stati attuati in modo insufficiente. Tra questi, il monitoraggio in tempo reale degli orsi; la chiusura agli escursionisti di alcune aree; la distribuzione capillare di cassonetti anti-orso; l’installazione di recinzioni elettrificate; efficaci azioni di sensibilizzazione e d’informazione rivolte a turisti e residenti.
«Auspichiamo che la Provincia autonoma di Trento cambi marcia rispetto alla fallimentare esperienza del passato, che ha contribuito al verificarsi della tragedia di Caldes, e che decida finalmente di applicare le misure preventive obbligatorie per legge, le uniche in grado di garantire il rispetto e la difesa della biodiversità e della vita degli animali, oggi sotto la tutela dell’articolo 9 della Costituzione», concludono le associazioni.
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