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"Giornata delle foreste", 21 marzo. In Italia si deve fare di più per tutelare foreste. Stop al consumo di suolo

21/03/2024

In Italia l’inverno 2023-2024 potrebbe passare alla storia come il più caldo di sempre. E’ quanto indicano le rilevazioni dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera (ISAC) e del Clima, che fa capo al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Stando ai dati resi noti dall’Istituto, nei21 marzo: Giornata Mondiale delle Foreste – Progetto Ipazia tre mesi invernali le temperature medie registrate sul territorio italiane sono state superiori di circa 2,2 gradi alla media trentennale 1991-2021, che in parte tiene già conto degli effetti del riscaldamento globale. Per curare la febbre del nostro Paese e del Pianeta serve una terapia d’impatto; misure finalizzate da un lato a rallentare la “corsa del termometro”, dall’altro a ridurre i gas serra in atmosfera. Le attività di forestazione e rimboschimento, e più in generale tutte quelle finalizzate alla valorizzazione delle aree verdi – ricorda Enpa, in occasione della giornata delle Foreste, che si tiene giovedì 21 marzo – rientrano a pieno titolo nelle strategie di contenimento del cambiamento climatico, anche nei centri abitati.
Nelle aree urbane, oltre a ripulire l’aria dagli inquinanti, i “polmoni verdi” sono estremamente efficaci per contrastare il fenomeno delle “isole di calore”, vale a dire l’incremento delle temperature che si verifica nelle aree a maggior concentrazione antropica e che può essere quantificato in diversi gradi centigradi. Nelle zone agricole o disabitate, boschi e foreste svolgono anche un’altra importantissima funzione in aggiunta a quella di termo-regolazione: sono dei veri depositi di carbonio.
«Gli alberi “catturano” unaGiornata Internazionale delle Foreste 2024 parte dell’anidride carbonica rilasciata in atmosfera e – spiega Enpa – la tengono “stoccata” sino a quando non termina il loro ciclo vitale.
La distruzione di un bosco o di una foresta causa, dunque, il rilascio di ingenti quantità di CO2, uno dei gas serra più pericolosi, ed è tanto più grave in quanto una sua eventuale ricostituzione non è immediata, ma richiede diversi anni».
Purtroppo, questo è proprio ciò che sta accadendo in Italia. Nel 2022 – rileva Ispra – il consumo di suolo è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente, causando la perdita di altri 77 chilometri quadrati di territorio e di ben 4.500 ettari di terreni agricoli. Nel 2022, sostiene ancora Ispra, circa il 10% del territorio italiano risultava coperto da cemento.
«I dati descrivono una situazione drammatica per la biodiversità, la salute dei cittadini, i delicatissimi equilibri ecosistemici.
Fonte: ENPA


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