Il portale dedicato
al mondo degli animali
Online
dal 2010

Patrocinato 
dall’Ente 
Nazionale 

Protezione 
Animali 

Con il patrocinio di ENPA

“Obiettori di coscienza”: i cani da caccia che non cacciano. Per loro un triste destino

29/02/2016

Il Presidente provinciale di Enpa Treviso, Adriano De Stefano, ha rilasciato un’intervista a La Tribuna di Treviso sul crudele destino che attende i cani da caccia incapaci di catturare e riportare le prede. I cacciatori si aspetterebbero da questi cani un’indole naturalmente portata all’attività venatoria ma non sempre è così. Tra loro, come li definisce De Stefano, ci sono gli “obiettori di coscienza”, cani che nulla voglione avere a che fare con il mondo delle doppiette, incapaci agli occhi del cacciatore di diventare affidabili compagni di battute e per questo destinati a una brutta fine.
Al Rifugio del cane in via Fossa a Ponzano, sono 42 i cani da caccia attualmente ospitati, il 40% della popolazione a quattro zampe della struttura che conta un centinaio di esemplari. Spinoni, segugi, setter e incroci vari che cercano un nuovo padrone spesso perché il primo si è disfato di loro dopo le prime battute di caccia. La denuncia arriva dallo stesso presidente dell’Enpa: “E’ purtroppo ancora in uso in una parte del mondo venatorio l’usanza di “provare” le attitudini del cane alla caccia prima di procedere alla regolarizzazione dell’animale con l’inserimento del microchip e la relativa iscrizione all’anagrafe canina regionale “– spiega De Stefano, –” Ciò accade fondamentalmente per motivi economici. Succede quindi che, all’apertura della stagione, si provino i cani sul campo. Gli esemplari che superano la “prova del fuoco” vengono regolarizzati mentre gli altri…”. Secondo De Stefano, c’è pure qualche cacciatore che abbatte l’animale sul posto, la maggior parte delle doppiette irresponsabili, invece, abbandona l’animale al suo destino.
Quelli che sopravvivono alla fame e alle auto, spesso finiscono in canile.
Dei 42 ospiti da caccia della struttura di via Fossa, 24 sono il frutto di un sequestro in un allevamento abusivo nella zona industriale di Castelfranco che risale a dicembre: gli spinoni erano chiusi nei box ed erano malnutriti. Sette sono entrati prima del 2015, mentre 11 sono entrati da settembre, in concomitanza con l’apertura della caccia. Sul fronte delle adozioni, i cani da caccia affidati dai volontari negli ultimi mesi sono stati 13: di questi, nove sono entrati da settembre in poi, mentre gli altri erano già presenti. “Questa tipologia di animale quando entra in canile è particolarmente timorosa nei confronti dell’uomo. Tutti richiedono un periodo più o meno lungo di riabilitazione” chiarisce De Stefano.
Praticare la caccia non è certo un fatto etico e tanto meno uno sport. I cani sono obbligati a stanare animali vivi o a catturare i cadaveri di altri animali che probabilmente in natura non avrebbero mai voluto uccidere. Più che di accanimento, si dovrebbe parlare di scelta responsabile da parte di chi deve affidare un cane per tutta la vita ad una persona che lo tratterà con rispetto e attenzione per i suoi bisogni, che non includono di certo quello di andare a sbranare la fauna selvatica e pennuti vari che cadono in volo colpiti dalle doppiette. D’altro canto il numero eccessivo dei cani abbandonati dai cacciatori e ospitati al Rifugio del cane di Ponzano, sono un dato di fatto e non certo frutto di un ritrovamento casuale.


Categorie: Curiosità