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Maltrattava i suoi tre cani che gli sono stati tolti, ma ne prende un altro. Protezione animali presenta esposto

01/08/2012

Difficile capire cosa sia passato per la testa di un uomo che, dopo aver sottoposto i suoi tre cani – un pastore tedesco e due meticci – ad indicibili sofferenze, ha deciso di prenderne un altro. Nonostante in Toscana esista una legge (la 59 del 2009), che vieta l’uso della catena per i cani e che definisce le condizioni e lo spazio minimo in cui farli vivere, il proprietario non si è fatto scrupolo di legare il pastore tedesco a una catena così stretta che la carne dell’animale è cresciuta all’interno della maglie di ferro. Per salvare la vita del quattrozampe, l’Asl 3 di Pistoia ha dovuto sottoporre il cane a un’operazione chirurgica durata ben quattro ore.
Condizioni di detenzione durissime anche per un altro animale – una cagnetta – tenuta al buio per mesi (se non anni) all’interno di una baracca costruita con vecchie lamiere. I tre cani, tra l’altro, erano alimentati soltanto con pane secco e acqua sporca.
A rivelare i fatti fu la Sezione Enpa di Pistoia – il proprietario è stato denunciato alla Procura della Repubblica per maltrattamenti -; che riuscì a convincere l’uomo a cedere i quattrozampe. Ciononostante, alcune persone riferiscono di aver visto l’uomo con un altro cane al guinzaglio, un cucciolo di pochi mesi. Per questo i volontari pistoiesi della Protezione Animali hanno presentato un nuovo esposto al Servizio Veterinario Asl 3 di Pistoia e alla Polizia Municipale, con il quale chiedono si proceda a immediate verifiche. Tra le iniziative allo studio della Protezione Animali pistoiese anche un provvedimento di diffida che impedisca all’uomo di detenere altri animali. «Con l’occasione – ha dichiarato Rossella Ghelardini – è quanto mai opportuno ricordare che la legge regionale 59 del 2009 della Toscana, oltre a definire le condizioni e i metri quadrati minimi in cui far vivere i cani (8 metri quadri), vieta l’uso della catena per i quattrozampe, se non in casi eccezionali e per una durata non superiore alle 6 ore giornaliere». 


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