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Mai più pellicce in Europa, la raccolta firme di FurFreeEurope per battere la crudeltà

20/05/2022

Vietare in tutta Europa gli allevamenti di animali per la produzione di pellicce e proibire l’importazione di capi già confezionati in Paesi terzi. L’obiettivo: tutelare specie selvatiche che per le loro caratteristiche etologiche non sono adatte a vivere nella ristrettezza delle gabbie. Ma anche tutelare l’ambiente e la biodiversità eAllevamenti di visoni chiusi entro 6 mesi, aiuti alle aziende per cambiare-  Corriere.it prevenire focolai di infezioni potenzialmente pericolose per l’uomo come quelle da Covid-19 che si sono registrate tra i visoni. È la richiesta alla base dell’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) #FurFreeEurope, una sorta di legge di iniziativa popolare a livello Ue, che ha preso il via il 18 u. s. in tutto il territorio comunitario. I promotori hanno 12 mesi di tempo per raccogliere almeno un milione di firme — e in almeno sette diversi Stati membri — a sostegno della richiesta alla Commissione europea di una legislazione ad hoc.
«Abbiamo l’opportunità di porre fine ad un’industria anacronistica, crudele, insalubre da cui la maggior parte delle principali aziende della moda ha già preso le distanze — commenta Simone Pavesi, responsabile dell’area moda per la Lav, uno dei sette promotori dell’iniziativa, sostenuta da Eurogroup for Animals —. I grandi marchi hanno deciso di passare al fur free in linea con il crescente valore di rispetto per gli animali che cittadini e consumatori dimostrano sempre più. Diversi Paesi, tra cui l’Italia, hanno già vietato gli allevamenti di pellicce. È giunto il momento di estendere questo divieto a tutta l’Unione europea».


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